Tra le macerie delle ex Poste s’imbucano nomadi e drogati

Sparsa qua e là sopravvive qualche raccomandata smarrita. Ricordi di un passato che fu e non sarà più. Il presente sono invece gli enormi gomitoli di lana di vetro che cadono dal soffitto tappezzando il pavimento polveroso. O i cavi dell'ascensore tagliati e saccheggiati dai predatori dell'oro rosso, il rame.
Si fa fatica a riconoscere in questo edificio spettrale di cinque piani l'ex sede delle poste milanesi. Eppure lo era fino a meno di una decina di anni fa. Che è successo nel frattempo a questo palazzone di piazzale Lugano che si affaccia sul cavalcavia Bacula? Le Poste Italiane lo hanno abbandonato, pur mantenendone la proprietà. Risultato: oggi è il fatiscente rifugio di disperati, tossici ed extracomunitari. Lo ha appurato ieri anche Matteo Salvini. Accompagnato dai vigili, il deputato leghista ha effettuato un sopralluogo nel palazzo fantasma. Lo hanno accolto alcuni tra i «padroni di casa»: un'intera famiglia rom (sette persone) assiepata al primo piano. Una tenda, due o tre materassi gettati a terra, un tavolo di plastica. La loro casa è tutta qui.
«Siamo in Italia da qualche anno e solo per lavorare», spiega una donna, per nulla intimorita dall'incursione dell'onorevole padano. Difficile crederle. I maschi del gruppo si coprono la faccia, non vogliono essere fotografati. «Andate a Cascina Gobba o a Lambrate a vedere cosa c’è, perché venite qui?», urla uno di loro. Intanto all'ingresso (divelto) dell’edificio il via vai è continuo. Persone di tutte le età entrano ed escono con il loro sacchetto in spalla. Al quarto piano hanno addirittura aperto un buco nel muro per spostarsi da una stanza all'altra, dopo aver trovato una porta blindata chiusa a chiave.
«Il comune deve al più presto dare un valore alla cubatura dell'area, così che Poste Italiane possa trovare un acquirente che abbatta questo edificio e costruisca qualcosa di utile alla città. Una scuola, un impianto sportivo…», dice convinto Salvini. In effetti lo spazio in questione può far gola a più di un investitore. Stiamo parlando di 46mila metri quadrati inseriti nel progetto di riqualificazione dell'ex scalo ferroviario di via Farini. Non sono briciole.
«Per cominciare però - prosegue il deputato leghista - solleciteremo un pronto intervento delle forze dell’ordine per bonificare lo stabile e chiudere i varchi d'accesso. I contatti tra comune, poste e polizia locale sono già avviati. Chi abita in zona non può mica convivere con questa situazione finché non si trova un compratore».
In effetti i residenti aspettano che si faccia qualcosa in fretta. «Il degrado, la sporcizia sono sotto gli occhi di tutti - racconta Elio Nalesso -. Siamo arrivati al punto che ormai nessuno si fida a portare i bimbi al bel parco giochi qui davanti».
Cinzia Borsa rincara la dose. «Io vengo spesso qui. Sono una “gattara“ e proprio in questo palazzo vive una colonia di 20 mici curati dall'Ente protezione animali (Enpa).

Ma la situazione è diventata intollerabile: c’è chi entra, spacca bottiglie, accende falò, si ubriaca e urla in piena notte. Perfino i gatti sono terrorizzati da questa gente». Allarme esagerato? L'istinto felino sbaglia di rado.

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