Il made in Italy corre anche col supereuro

Montezemolo: «Il nostro passo di crescita è stato superiore perfino a quello tedesco»

da Milano

Chi si è stracciato le vesti dopo lo «storico» sorpasso della Spagna all’Italia nella classifica del Pil pro capite (peraltro statisticamente «poco significativo», a sentire gli esperti dell’Eurostat), può tornare a gonfiare il petto di italico orgoglio: il made in Italy surclassa il made in España. Merito dei 264,8 miliardi di euro di esportazioni con cui il nostro Paese ha chiuso i primi nove mesi del 2007, mettendo a segno una crescita dell’11,5% sullo stesso periodo dell’anno scorso. «Rispetto alla Spagna esportiamo il doppio», ha sottolineato ieri il premier Romano Prodi, che insieme con il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, ha presentato gli ultimi dati sull’export tricolore. «Quando si parla di discorsi sulla struttura dei Paesi - ha aggiunto Prodi, con una punta di polemica - non si possono fare solo discorsi generici, ma bisogna entrare nei problemi specifici».
Al di là del confronto con il Paese iberico, la vitalità delle nostre imprese è dimostrata soprattutto dalla quota di esportazioni a livello mondiale raggiunta dall’Italia nel primo semestre: un 3,6% che colloca la Penisola al settimo posto e consente di scavalcare il Regno Unito (3,2%) e il Canada (3,1%) e avvicinare la Francia (4,2%). Non solo. Da gennaio a giugno la nostra fetta di export ha mostrato uno sviluppo del 6,1%, incremento ancora più significativo se si considera che solo Cina e Germania sono riuscite a ottenere risultati positivi. Ciò ha inoltre permesso di ridurre fortemente il deficit della bilancia commerciale nei primi nove mesi, passato dai 17,7 miliardi del 2006 a quota 7,8 miliardi. Abituate ai tempi della liretta a utilizzare l’arma sempre carica della svalutazione competitiva invece che spingere sul pedale della ricerca, dell’innovazione e sulla bontà del prodotto, poi bollate come irrimediabilmente avviate verso il declino, ora le aziende italiane reggono il confronto con competitor agguerriti nonostante la spina nel fianco rappresentata dall’ipertrofia dell’euro. «La Bce deve tutelare gli interessi reali. Ci sono limiti di resistenza al cambio», ha detto Prodi. Difficile, comunque, che il leader dell’Eurotower, Jean-Claude Trichet, ne raccolga l’appello dopo le più recenti esternazioni sui rischi inflazionistici.
Di sicuro, il supereuro ha in parte salvaguardato il sistema delle imprese dai contraccolpi dei rincari energetici. Le importazioni di energia per oltre 50 miliardi sono del resto la causa principale del disavanzo della nostra bilancia commerciale. E se il presidente del Consiglio rivendica parte del merito dei risultati ottenuti («la linea del governo è stata: non parliamo di protezionismo, ma lavoriamo perché anche gli altri Paesi si aprano»), il numero uno di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, rende onore alle piccole e medie imprese: «Le esportazioni sono cresciute in valore e quantità anche grazie al loro contributo.

In tutti i mercati in cui siamo stati - ha aggiunto - le esportazioni italiane hanno registrato in questi anni un incremento importante e sempre sopra la media europea: più 60% in Medio Oriente, più 40% in Cina, più 150% in India. Nel complesso, l’aumento del nostro export è stato più forte addirittura di quello della Germania, un Paese dove la crescita economica continua a essere il doppio della nostra»

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