Madoff, chiesti 150 anni di carcere

Il giorno del giudizio per Bernard Madoff sta per arrivare e le premesse non sono affatto confortanti per lui. Domani si presenterà da solo nell’aula del tribunale di New York dove il giudice pronuncerà il verdetto nel processo per la più grande truffa della storia di Wall Street. Non saranno presenti sua moglie, né i suoi figli: non li ha voluti accanto a sé per risparmiare loro l’umiliazione finale.
Ci saranno, invece, alcuni delle migliaia di investitori che hanno visto sparire nel nulla i fondi affidati a colui che, fino all’anno scorso, veniva considerato il mago della finanza americana. Madoff guadagnava sempre anche quando tutti gli altri perdevano. Madoff aveva la mano d’oro. Madoff era stato presidente del Nasdaq e aveva accesso a informazioni privilegiate che gli consentivano di essere un passo davanti a tutti dicevano, gli ingenui, tra cui molti Vip dell’Alta società newyorchese e californiana. Oggi sappiamo che era solo furbo e incredibilmente spregiudicato.
Per oltre 20 anni ha proiettato l’illusione della ricchezza applicando il cosiddetto «schema Ponzi», che prometteva rendite strepitose alle vittime a patto che venissero reclutati continuamente nuovi «investitori» e che quasi nessuno riscattasse il patrimonio. I guadagni derivavano esclusivamente dalle quote pagate e non da investimenti reali. Insomma, il suo fondo era una scatola vuota.
Domani i risparmiatori gli urleranno in faccia la loro rabbia, invocheranno un verdetto esemplare ed è molto probabile che lo ottengano. Venerdì sera il procuratore pubblico Denny Chin ha chiesto una condanna a 150 anni di carcere e una multa da 170 miliardi di dollari. Simbolica, perché Madoff non potrà mai pagare una cifra del genere, eppur esemplare nella speranza che serva a scoraggiare altre truffe.
Reale è invece la confisca definitiva di tutti i beni non solo di Madoff, ma anche della moglie Ruth, misteriosa, sfuggente, enigmatica. Diabolica complice o sprovveduta consorte, ignara delle malefatte del marito? L’America non lo ha ancora capito, ma ora sa che la signora dai capelli biondi non riuscirà a conservare il patrimonio intestato a suo nome, nonostante fosse protetto dalla separazione dei beni. Il giudice l’ha costretta a scegliere tra un accordo consensuale o un processo che si sarebbe concluso, quasi certamente, con una condanna penale.
Ruth ha tentato di resistere, poi si è arresa, strappando in cambio l’immunità da eventuali procedimenti penali e la certezza di poter trattenere per sé 2,5 milioni di dollari. Una bella cifra per una persona normale, nulla per chi è abituato a un tenore di vita stratosferico.
Il giudice metterà all’asta le proprietà immobiliari dei Madoff, tra cui il superbo attico a Manhattan e le ville di Montauk e Palm Beach dal valore stimato di 22 milioni di dollari. Passeranno di mano le Mercedes, le Bmw, la barca, il piano Steinway da 39mila dollari a cui Bernie era molto affezionato, il servizio d’argento da 65mila dollari, prediletto dalla Signora, nonché quadri e mobili antichi.
A Ruth verranno sfilati 45 milioni di dollari in obbligazioni e 17 milioni in contanti su conti bancari fuori dagli Stati Uniti. In tutto i Madoff possedevano asset per 80 milioni di dollari, che ieri hanno perso. Per sempre. Ma nel loro fondo erano investiti 65 miliardi di dollari. Dove sono finiti questi soldi? Sono stati utilizzati per alimentare lo schema della truffa, come sostiene Madoff, o sono al sicuro in qualche angolo remoto del mondo?
Mistero.

Mesi di indagini non sono bastati nemmeno a stabilire il numero esatto di risparmiatori truffati e le cifre perse da ciascuno di loro. Nel periodo tra il 1995 al 2009 sono stati individuati 1.341 conti con perdite accertate pari a 13,2 miliardi; ma si tratta di cifre provvisorie e per difetto. La verità su quei 65 miliardi, forse, non si saprà mai.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica