Madre, figlia e psicoanalisi Il romanzo-verità della Buchli

Il tema è sempre di straordinaria attualità: il rapporto madre-figlia nell'età dell'infanzia e poi dell'adolescenza, da cui possono scaturire patologie come disordini alimentari, bullismo, la dipendenza da droghe e alcol, relazioni sentimentali borderline. In questi giorni, vanno in libreria addirittura due romanzi su questo rapporto intricato e molto amato dall'analisi, che hanno non soltanto per tema, ma per struttura e tono di voce, moltissime somiglianze. Il primo, «Dolorose considerazioni del cuore» (Ed. Nottetempo) sarà sugli scaffali dal 22 gennaio ed è opera di un'autrice italiana pluritradotta e nota al grande pubblico come Sandra Petrignani. Il secondo, «Io non amavo mia madre» (Antigone edizioni) porta la firma di una nota psicoanalista milanese, Enrichetta Buchli, e verrà presentato a Milano questa sera allo Spazio Tadini (Via Jommelli 24, ore 21). Entrambe le autrici hanno messo in forma di romanzo il profondo disagio di due figlie e il loro dolore tutto femminile. La Petrignani riportando in superficie, attraverso il racconto all'amica Vittoria, le sofferenze infantili della sua protagonista, Tina, aggravate dall'assistenza obbligata a due genitori anziani e incattiviti. Più originale e interessante è l'operazione dell'analista Buchli, anche perché basata su una storia vera, ambientata in una Milano algida e ostile. Un libro a metà tra romanzo e saggio psicoanalitico, in cui la voce della paziente della sua analista si danno il cambio capitolo dopo capitolo, per narrare la tragedia di una sopravvissuta all'odio, all'invidia, alla pazzia e alla morte della propria madre. «Una fatica, la scrittura di questo testo» confessa la Buchli.

«Avrei potuto risparmiarmela scegliendo una delle due alternative: scrivere un lavoro clinico con tutti i requisiti del sapere psicoanalitico. Oppure avrebbe dovuto pubblicarla lei, la sua storia. Anche con uno pseudonimo».

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