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Maestri e allievi come Piermarini e Dario Fo. L'Accademia di Brera festeggia i 250 anni

Ad aprire le celebrazioni la lectio di Paolini. Rinnovato il logo che ricalca l'originale. Crespi: "È un'università popolare"

Maestri e allievi come Piermarini e Dario Fo. L'Accademia di Brera festeggia i 250 anni
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Quattromila e cinquecento studenti da quarantacinque Paesi del mondo. Basterebbero questi numeri a dare la misura dell'influenza culturale che l'Accademia di Brera diffonde soavemente nel mondo, attraverso i suoi allievi che molto spesso sono diventati professori, se non maestri. Il primo memorabile docente è Giuseppe Piermarini, noto soprattutto per essere stato l'architetto della Scala, e tra i più recenti c'è l'allievo Dario Fo. Ma non è solo per celebrare il passato che la scuola di Brera si prepara a festeggiare i suoi primi ducentocinquant'anni: era lunedì 22 gennaio 1776 quando si avviarono ufficialmente i primi corsi di Pittura, Scultura, Ornato e Architettura dell'Accademia di Belle Arti. Nei primi anni dell'Ottocento Giuseppe Bossi disegnò la Minerva che sostiene le Grazie, diventato il simbolo dell'Accademia. Tra le prime novità, c'è anche la modernizzazione del logo, che diventa rosso e stilizzato, ma mantiene le fattezze della dea greca che sembra parlare con le Grazie. Ci sono anche i nostalgici, che avrebbero preferito mantenere il disegno originale.

Numerose le iniziative per i 250 anni, a partire dal conferimento del diploma honoris causa a Giulio Paolini, uno degli artisti italiani più conosciuti del panorama contemporaneo, che avverrà il 22 gennaio presso la Sala Napoleonica dell'Accademia, quando Paolini terrà una lectio magistralis. La prossima estate per due mesi l'Accademia di Brera aprirà eccezionalmente le aule al pubblico, trasformandole in spazi espositivi dove incontrare dal vivo il lavoro degli studenti. La mostra più importante sarà forse quella dedicata a Francesco Hayez, che metterà insieme sia le opere della Pinacoteca che quelle, numerose, di proprietà dell'Accademia: dalle opere a tema mitologico a quelle a carattere storico, dai grandi ritratti, come il celebre Bacio, fino alle più varie versioni, anche incompiute, della Maddalena.

Ma è su un aspetto particolare che insiste il direttore della Grande Brera, Angelo Crespi, e cioè su come la presenza dell'Accademia consenta di mantenere l'area "un quartiere popolare", combattendo "il rischio della gentrificazione, che certamente esiste". Il commento arriva dopo la notizia che 600 metri quadrati a Brera sono stati venduti per 24 milioni di euro. "L'esistenza dell'Accademia lo rende invece un quartiere popolare", nel senso più schietto del termine.

Passano davanti all'edificio migliaia di persone ogni giorno, molti giovani e spesso in cerca di fortuna. Solo davanti a Brera si può trovare un cartello che dice: "Cerco artisti per fare arte insieme. Se anche tu sei un artista senza posto nel mondo cercami". Chissà che non ne venga fuori qualche capolavoro del futuro.

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