Catania - Settanta persone catturate. Il figlio del boss Santapaola in manette. I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un blitz all'alba. I reati ipotizzati a vario titolo sono associazione mafiosa, estorsioni, rapine e traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta, coordinata dalla Dda della Procura etnea, ha portato anche all’arresto, tra gli altri, di Vincenzo Santapaola, figlio del capomafia ergastolano Benedetto. Le indagini dei militari dell’arma hanno permesso di accertare collegamenti della famiglia catanese con cosche calabresi e con il clan di Bernardo Provenzano. Durante l’operazione, denominata Plutone, è stato trovato un libro "mastro", che riporta estorsioni e stipendi agli affiliati; sono state sequestrate armi, cocaina e marijuana; è stata fatta luce su 16 rapine, alcune delle quali commesse anche fuori dalla Sicilia; e sono state scoperte sei estorsioni. Le indagini hanno anche evidenziato anche gli interessi di Cosa nostra su grossi progetti imprenditoriali.
Un pentito L’operazione Plutone si è avvalsa delle dichiarazioni di un pentitorecente, Mario Calabria, che collabora con la giustizia dopo il suo arresto per detenzione di armi e droga. Il libro mastro equestrato dai carabinieri riporta estorsioni compiute dal gruppo mafioso dei rioni Lineri e San Giorgio di Catania, un’agguerrita frangia della famigliaMangion-Ercolano, che gli investigatori definiscono "n forte ascesa"nella Cosa nostra etnea e guidato da Pietro Crisafulli, detenuto per l’omicidio di Domenico La Spina. Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare ci sono anche personaggi di spicco di Cosa nostra di Catania come: Aldo Ercolano, figlio del capomafia Sebastiano, e nipote di Benedetto Santapaola, del quale era considerato l'ater ego; Francesco Napoli, nipote di Salvatore Ferrera detto "Cavadduzzu"; e il superlatitante Santo La Causa. Le indagini hanno confermato la frattura all’interno di Cosa nostra a Catania che portò, il 30 settembre scorso, all’uccisione di Angelo Santapaola, cugino del boss Benedetto.
Vincenzo Santapaola Vincenzo Santapaola, 38 anni, figlio maggiore del capomafia Benedetto, è stato arrestato dai carabinieri di Catania per associazione mafiosa. Il figlio del capo di Cosa nostra a Catania, obiettivo negli anni scorsi del boss Vito Vitale, che lo voleva eliminare nell’ambito di una faida interna alla mafia siciliana, fu fermato per la prima volta nel dicembre del 1992, assieme al fratello Francesco, di tre anni più piccolo. Ma i due furono scarcerati dal Tribunale del riesame. Un anno dopo, destinatario di un ordine di arresto per Orsa maggiore, si rese irreperibile, e fu catturato il 14 gennaio del 1994. Fu rimesso in libertà il 27 dicembre 1997. Fu nuovamente arrestato l’8 agosto 1999 nel quadro dell’inchiesta Orione 2, un’indagine che fece luce su contrasti interni a Cosa nostra sfociati in una sanguinosa faida tra i falchi legati ai Corleonesi, fautori della stagione delle stragi, e le colombe guidate da Benedetto Santapaola, che era contrario alla strategia del terrore di Totò Riina. Rimesso in libertà fu arrestato nel 2006 e da poco era stato scarcerato. In passato, tra l’altro, è stato assolto dall’accusa di avere ucciso il giornalista Giuseppe Fava.
Anche tre donne Ci sono anche tre donne tra gli arrestati dell’operazione Plutone. I militari hanno arrestato anche Angela La Rosa, moglie del reggente del gruppo Santapaola, Alessandro Strano, detenuto; Patrizia Scriffignano e Iolanda Di Grazia,, rispettivamente moglie e sorella dell’ergastolano Francesco Di Grazia, uomo d’onore della famiglia di Catania, anch’egli raggiunto dal provvedimento restrittivo. Secondo l’accusa avrebbero avuto un ruolo di collegamento con la cosca.
Il killer delle carceri L’ergastolano Antonino Faro, indicato come organico al gruppo del rione Montepo, è salito agli onori della cronaca per avere ucciso, mangiandogli anche il fegato, il boss Francis Turatello. L’omicidio avvenne il 17 agosto nel 1987 nel carcere Bad ’e Carros di Nuoro, e il mandante, per l’accusa, fu un altro catanese, Vincenzo Andraous, anche lui ergastolano, che adesso scrive saggi e poesie in carcere.
Amato: "Prenderemo i boss uno a uno" Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato: "Altri pericolosi boss sono stati assicurati alla giustizia, stiamo
smontando le cosche pezzo per pezzo, con un’azione costante. Lo Stato c’è e c’è la società civile. E questa alleanza sta producendo risultati molto concreti. I boss non possono più illudersi: li prenderemo uno ad uno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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