(...) hanno sottolineato come «quello da ricercare, nelle relazioni tra noi e la Cina, non è il semplice modello dellintegrazione, dove si rischia il predominio di una delle due culture, ma il modello della multiculturalità. Questo si fonda sul dialogo fra due identità forti, non sulla loro contrapposizione». Lopera, realizzata dallistituto di studi politici delluniversità, «nasce dalla consapevolezza che la nostra società non ha ancora un atteggiamento pienamente consapevole delle conseguenze di una società multietnica», ha spiegato Eva Pfostl, autrice del volume. Tanti i risultati dellindagine: si parla di una comunità di 128mila cinesi censiti, i quali si concentrano soprattutto in alcune città (Roma, Milano, Napoli, Firenze, Prato) e sono per lo più dediti allattività commerciale. «La concentrazione di queste comunità ha accentuato la percezione di problemi di convivenza con gli italiani - ha sottolineato la ricercatrice - i quali si sono sentiti espropriati dei loro quartieri». Un po ciò che accade a piazza Vittorio allEsquilino, diventato ormai un «chinamarket».
Il tema della sicurezza è laltro pilastro importante dellindagine. Anche qui lapproccio alla situazione della comunità cinese risulta singolare: «A fronte di una microcriminalità non elevata, vi è invece - ha notato Pfostl - una macrocriminalità nascosta, dovuta in gran parte alle varie organizzazioni che fanno capo alla cosiddetta mafia gialla, la cui presenza a Roma si fa da tempo sentire». Secondo lanalisi, queste organizzazioni sarebbero protagoniste di illeciti quali il traffico di droga, lorganizzazione dellimmigrazione clandestina, lestorsione ai negozianti, lo sfruttamento della prostituzione e della forza-lavoro minorile. In riferimento alla creazione di spazi interculturali il consigliere dellambasciata cinese in Italia, Tugen Tao, ha espresso soddisfazione per il protocollo di intesa tra Comune di Roma e comunità cinese. Il progetto, che prevede norme sulla regolamentazione del commercio e limpegno per la scolarizzazione dei bambini, «è una scommessa per scongiurare il rischio che una comunità si chiuda in se stessa», ha dichiarato Jean Touadi, assessore alla Sicurezza del comune. «Solo chiacchiere. Sono passati mesi e non abbiamo visto nessuna attività cinese tornare a fare commercio nel rispetto della regole - hanno affermato Marco Marsilio e Federico Mollicone di An -.
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