In 24 ore una retata da record: 94 mafiosi finiti in manette nel corso di due blitz in Puglia e Sicilia. Loperazione antimafia «Crash», che si è svolta ieri allalba a Palermo, ha portato al fermo di 11 presunti affiliati alla cosca di Bagheria, personaggi di spicco che avrebbero garantito per anni la latitanza del boss.
Operazione ancora più imponete quella che ha avuto luogo in Puglia. Il blitz è scattato allalba, quando i militari della Guardia di finanza hanno eseguito una raffica di arresti sequestrando il tesoro della criminalità organizzata barese: in tutto sono state eseguite 83 ordinanze di custodia cautelare (53 in carcere e 30 ai domiciliari) e sono stati apposti i sigilli a beni per 220 milioni di euro ritenuti il frutto di una massiccia azione di riciclaggio che sarebbe stata portata avanti con criteri manageriali e ramificazioni anche allestero. Così si è conclusa linchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha smantellato il clan capeggiato da Savino Parisi detto «Savinuccio», il boss del quartiere Japigia, rione alla periferia della città trasformato nei primi anni novanta in un bazar della droga a cielo aperto, roccaforte di una cosca che secondo gli inquirenti aveva una notevole capacità imprenditoriale che utilizzava per ripulire un autentico fiume di denaro.
Le indagini, dirette dal pubblico ministero antimafia Elisabetta Pugliese, si sono concentrate in particolare sulle attività economiche dellorganizzazione e negli accertamenti sono coinvolti colletti bianchi. Nellinchiesta sono indagati anche un notaio e tre avvocati. Il gip ha disposto linterdizione dalla professione legale per due mesi nei confronti di Gianni Di Cagno, ex componente laico di centrosinistra del Consiglio superiore della magistratura, e di Onofrio Sisto, esponente del Partito democratico, ex vicepresidente della Provincia: secondo gli inquirenti avrebbero utilizzato denaro di provenienza illecita per conto di un imprenditore (morto a settembre), condannato per bancarotta fraudolenta e presunto riciclatore della criminalità barese, dal quale avevano ricevuto mandato per curare la realizzazione di un campus universitario a Valenzano, piccolo centro della provincia, unopera colossale che avrebbe dovuto ospitare 3500 studenti. I due legali respingono le accuse, sostengono di aver agito correttamente nellambito della loro attività professionale e chiedono di essere ascoltati dagli inquirenti.
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