Cultura e Spettacoli

MAGDA BRARD La virtuosa del doppiogioco

Dai fascicoli della Corte di Assise di Como, finora inediti, emerge la vera storia della pianista francese che diede una figlia a Mussolini. Grazie alla protezione del Duce riuscì a tessere una rete d’intrighi e d’inganni degna di Mata Hari

MAGDA BRARD La virtuosa del doppiogioco

Nell’ultimo scorcio della seconda guerra mondiale, in una delle opulente ville del lago di Como, la Roccabruna di Blevio, andò in scena uno degli intrighi storici più raffinati. Protagonista è Magda Brard, pianista francese, figlia di un senatore radicalsocialista e, per anni, amante di Benito Mussolini (cui diede una figlia nel 1932). Dal fascicolo processuale della «regina del doppiogioco», conservato all’archivio di Stato di Como e da poco reso accessibile, emergono retroscena stupefacenti. Tutte le sue acrobazie e i suoi colpi di teatro sembrano rivivere in queste carte.
Ora sappiamo veramente perché Togliatti, ministro della Giustizia, già nell’agosto del 1945 ordinò che fosse interrotto il processo che si stava celebrando a Como, e che si cedesse alle richieste del governo di Parigi che reclamava la consegna della musicista, imputata per collaborazionismo. Altro che «collaborazionista»! Magda Brard, in accordo con il suo compagno di vita, il miliardario svizzero Enrico Wild, proprietario di Villa Roccabruna, fu la «quinta colonna» della Resistenza nel nord Italia.
Facendosi scudo della protezione concessale da Mussolini, salvò infatti ciò che restava del vertice clandestino della Democrazia cristiana, decapitato da una retata della Polizia repubblichina, a Milano, il 26 ottobre 1944. Nella rete cadde, tra gli altri, Enrico Mattei, capo dei partigiani bianchi e futuro presidente dell’Eni. Già l’indomani, la «pianista del Duce», con sprezzo del pericolo, raggiunse la villa di Moltrasio del conte Pier Maria Annoni di Gussola, l’eminenza grigia della Dc del nord, nel cui studio milanese avevano luogo le riunioni del partito cattolico. La residenza lacustre era stata infatti perquisita dalla Polizia in cerca di documenti compromettenti. Sfuggì agli agenti una valigia, che appunto venne recuperata e messa in salvo dalla Brard.
Le benemerenze antifasciste della francese amata da Mussolini furono elencate dallo stesso Annoni di Gussola, in un documento datato 12 maggio 1945, concepito per alleggerire la posizione processuale dell’artista, schiudendole la via per la fuga dall’Italia, poi avvenuta con la benedizione di Togliatti. Annoni, nominato dal governo vicecommissario conservatore dei beni e dei documenti dell’ex Rsi, fu l’uomo che salvò e consegnò a Parri prima e successivamente a De Gasperi gli archivi mussoliniani più scottanti. Tra di essi, vi era anche una copia del carteggio con Churchill, che il nobile milanese aveva ricevuto nel giugno 1946 da Luigi Carissimi Priori, capo dell’ufficio politico della Questura lariana.
Annoni di Gussola, con puntigliosità, enumera le benemerenze patriottiche della Brard e i servizi da questa resi «durante tutto il periodo cospirativo»: il rifugio, offerto a Villa Roccabruna, per otto mesi, a uno dei maggiori ricercati della Polizia fascista, il vicesegretario della Dc per il Nord Italia, Orio Giacchi; «l’opera di convincimento svolta nei confronti del generale tedesco Leyers, affinché proteggesse e risparmiasse il nostro commercio e la nostra industria in tutto il periodo dell’occupazione tedesca»; inoltre, la protezione e l’asilo concessi, sempre nella residenza di Blevio, al giovane Vittorio Lamberti Bocconi, braccato dai segugi di Salò. In questo elenco viene peraltro dimenticato un altro merito antifascista di Magda Brard: quello di essere intervenuta, con esito favorevole, sulle autorità perché fosse scarcerato il tesoriere della Dc, l’industriale dell’acciaio Enrico Falck, nella cui casa milanese era stato fondato il partito dello scudo crociato.
Davvero una donna dalle mille risorse, la «regina degli intrighi». Una volta scelto di favorire la parte moderata della resistenza, la Brard e Wild condussero una strategia di alto profilo politico. Mentre la pianista, nei suoi fastosi ricevimenti, riceveva in villa il ministro di Polizia di Salò, Buffarini Guidi, il prefetto di Como, Scassellati Sforzolini, e il generale tedesco Hans Leyers, in un’altra ala del palazzo nascondeva Orio Giacchi e Lamberti Bocconi.
Dalla deposizione resa da Giacchi davanti alla Corte d’Assise di Como, si apprende che, già il 27 ottobre ’44, all’indomani della retata contro la Dc, Magda Brard piombò nella Questura di Como minacciando di ricorrere a Mussolini se fosse stato torto un capello agli arrestati. E, in verità, le foto con dedica del Duce (datate dal 1926), che la musicista aveva sparso in bella evidenza nei saloni della Roccabruna, incutevano nei fascisti un certo timore.
Nel suo doppiogioco, Magda fu peraltro spalleggiata dal generale Leyers, comandante della Ruk, il dipartimento armi e produzione bellica, plenipotenziario in Italia di Albert Speer. L’alto gerarca, in realtà un agente coperto degli Alleati, non solo premette per la liberazione di Falck, ma agì per tutelare gli interessi della grande industria del nord, colpita dal sistematico saccheggio tedesco, minacciata di distruzione al momento del ritiro delle armate germaniche. Desta in ogni caso sconcerto osservare con quale disinvoltura la donna amata da Mussolini seguitò a intrattenere rapporti con la segreteria particolare del Duce. L’ultimo telegramma, da lei spedito a Gargnano, il quartier generale del dittatore sul lago di Garda, porta infatti la data del 31 marzo 1945.
Anche la gestione della corrispondenza rivela aspetti sorprendenti. Dopo il 25 luglio 1943, e l’arresto di Mussolini, la Brard con un voltafaccia sbalorditivo si affrettò a inviare un messaggio di congratulazioni al neocapo del governo, il maresciallo Badoglio. Salvo poi innestare la retromarcia alla notizia della liberazione del Duce da parte dei tedeschi, indirizzando al suo ex amante un telegramma di auguri.
L’ultimo atto di questa commedia degli inganni venne scritto dal Migliore, il quale, in un telegramma del 19 agosto 1945, indirizzò questo perentorio messaggio al presidente della Corte di Assise speciale di Como: «Stante intervento ambasciata francese occorre rinviare procedimento fissato pel venti corrente contro suddito francese Brard. Ministro Togliatti».

Magda, scarcerata, poté così fuggire a Nizza, dove si spense nel 1998, a 95 anni.

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