RomaDicono, nel Pdl, che lo schiaffo della Consulta sul Lodo Alfano potrebbe dare uno scrollone alle riforme sulla giustizia. Molti se lo augurano e già pensano ad una nuova strategia, visto che quella della trattativa e del dialogo con opposizione, Anm e Csm ha prodotto solo il blocco dei fronti più delicati. Altri sono più cauti.
Se le novità del codice di procedura penale sono pronte al debutto in Senato, nellimpasse si trovano due questioni centrali che richiedono leggi costituzionali: separazione delle carriere e riforma del Csm, impantanate sempre a Palazzo Madama. E, poi, cè alla Camera la nuova legge sulle intercettazioni, che ha fatto sollevare magistrati e giornalisti.
Latteggiamento battagliero con il quale il premier ha reagito alla bocciatura del Lodo Alfano potrebbe fargli mettere da parte le remore e deciderlo ad andare avanti, anche a costo di scontri istituzionali? Solo nei prossimi giorni si vedrà. Silvio Berlusconi ha detto di voler tirare dritto e per ora tra i suoi più stretti collaboratori cè chi prevede che la riorganizzazione del pianeta-giustizia sarà in cima allagenda.
Il Cavaliere non pensa di cambiare nulla nella sua squadra di consiglieri, per quel che si sa. Al suo fianco cè, oltre al ministro Guardasigilli Angelino Alfano, innanzitutto lonorevole-avvocato plenipotenziario Niccolò Ghedini. E poi gli altri due legali-parlamentari che lo hanno difeso alla Corte costituzionale per il Lodo: il senatore Piero Longo che fa parte della Commissione giustizia e il deputato Gaetano Pecorella, «recuperato» recentemente, dopo qualche freddezza.
Il trait dunion con Gianfranco Fini e gli ex di An rimane la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, anche se certo gli scontri tra il premier e il presidente della Camera hanno molto complicato i rapporti in questi mesi. È lei che ha «in custodia» la legge sulle intercettazioni.
E poi cè Vittorio Bruno, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera. Oltre al numero uno della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli.
Nel centrodestra cè anche una «Consulta per la Giustizia» che, finora, non ha fatto molto parlare di sé e si è occupata di problemi minori. Ne fanno parte parlamentari esperti del campo, come Luigi Vitali, Giuseppe Consolo, Giancarlo Lehner, Giancarlo Pittelli. La Consulta potrebbe essere un vivaio anche di nuovi consiglieri, magari giovani emergenti come lavvocato ex-An Manlio Contento o Enrico Costa, figlio del liberale Raffaele Costa detto il «censore di Mondovì», perché faceva le pulci allamministrazione scoprendo sprechi e disfunzioni. Secondo Pecorella la Consulta sarebbe la sede giusta per dibattere e preparare i provvedimenti, in modo che non arrivino dallalto e provochino dissensi interni una volta che già si trovano in parlamento.
Quanto al Lodo, sembra definitivamente archiviato e nessuno per ora mostra lintenzione di tentare la via lunga e accidentata della legge costituzionale, indicata dalla Consulta.
Per il Pdl Giuseppe Gargani, già presidente della commissione Giuridica del parlamento europeo, la riforma della giustizia è una priorità ma bisognerebbe anche avere il coraggio di reintrodurre larticolo 68 della Costituzione, sullimmunità dei parlamentari, cancellato nel 1993. «Non per reazione a quanto accaduto - spiega - ma per un sacrosanto dovere istituzionale, che tanti di noi prospettano da anni. Il parlamento italiano è esposto come nessun parlamento in Europa e nel mondo occidentale».
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