Il maggiordomo del Cav: "Le sim straniere? Berlusconi era seccato"

Alfredo Pezzotti, interrogato dai pm, racconta come i telefoni sono arrivati nelle mani del premier, che commentò: "Queste cose le fanno i mafiosi". E rivela: "La moglie di Tarantini mi chiese di intercedere per ottenere un prestito di 5mila euro"

Il maggiordomo del Cav: "Le sim straniere? Berlusconi era seccato"

Roma - Quando Valter Lavitola fece avere a Silvio Berlusconi i tre telefoni - con schede "argentine o panamensi non ricordo, comunque ritengo fossero del paese dove si trovava Lavitola" - con i quali contattarlo, il premier ha storto il naso e disse: "Ma guarda un pò... queste cose le fanno i mafiosi". A rivelarlo è Alfredo Pezzotti, da vent'anni maggiordomo di Palazzo Grazioli, interrogato dai pm nelle scorse settimane come persona informata sui fatti.

L'uomo ha raccontato di aver ricevuto i cellulari da un collaboratore di Lavitola, Rafael Chevez, che gli spiegò come fosse "necessario che il presidente utilizzasse queste utenze per parlare con lui che si trovava all’estero". Qualche giorno dopo fu lo stesso maggiordomo a comporre il numero di telefono di Lavitola e a passare la comunicazione al premier. 

L'uomo ha inoltre detto ai pm aver conosciuto la moglie di Giampaolo Tarantini, Angela Devenuto detta Nicla, agli inizi del 2011.

"Non l’avevo mai vista prima", racconta, "Mi consegnò una lettera in busta chiusa indirizzata al presidente Silvio Berlusconi in cui, mi disse, chiedeva un aiuto economico sia per il suo nucleo familiare, sia per le precarie condizioni di salute di una sua congiunta". A questo incontro ne seguirono altri quattro "a distanza di mesi". E un'altra volta la donna ha chiamato Pezzotti con un numero privato per chiedergli "di intercedere per farle ottenere un prestito di 5mila euro".

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