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La magia di Agassi è svanita nel pianto

Lea Pericoli

È un mondo alla rovescia! In piena estate a New York la pioggia ha cancellato il sabato più affollato del torneo. Cose che accadevano soltanto a Wimbledon. Per la prima volta 10.000 possessori di biglietti sono stati ripagati con una speciale sessione notturna sul Louis Armstrong. Quindi la chance di assistere al match tra Federer e Spadea, un doppio con i fratelli Bryan e il singolare tra la Mauresmo e Mara Santangelo, match dei quali parleremo domani per problemi di fuso orario. L’attenzione ovviamente era tutta su Agassi. «C’è davvero una mano magica!», avevano pensato in molti. La pioggia aveva regalato al campione ore di riposo per sistemare la schiena. Un recupero che significava la vita dopo la maratona con Bagdhatis. Solo il fisico malconcio avrebbe potuto creargli problemi contro un «Mr.Nessuno» uscito dalle qualificazioni.
Alla vigilia del match Agassi aveva parlato di un sogno lungo 21 anni mentre Benjamin Becker, lo sconosciuto avversario aveva rivelato: «Per me è un sogno che si avvera. Da bambino guardavo Agassi in TV. Era il mio Dio!» Ieri Flushing Meadows ha dato all’omonimo di Boris Becker la possibilità di misurarsi con il suo idolo. Sull’immenso Centrale il povero Benjamin era solo contro 20.000 più l’eroe della sua gioventù. Eppure è stato il più bravo! Purtroppo il rischio di uscire sconfitto per Andrè si è avverato. Dopo 3 ore e 3 minuti il tennista tedesco ha vinto per 7-5,6-7,6-4,7-5. E’ stata una onesta partita, che ha lasciato col fiato sospeso tutti coloro che hanno amato Agassi, tra i quali mi annovero anch’io. Ma il tempo è un nemico crudele che ha dato ragione al più giovane. Agassi è rimasto troppo indietro. I suoi scambi hanno perso velocità ed è accaduto l’inevitabile! C’è stato un «quindici» importantissimo che avrebbe forse potuto cambiare le sorti del match: un set point in favore di Agassi sul 5-4 della quarta partita. Un diritto che Andrè ha giocato male. E, con quel diritto se n’è andata la sua ultima chance. Durante l’ovazione finale Agassi ha fatto gli ultimi inchini, ha lanciato gli ultimi baci. Poi lungamente ha pianto. C’è voluto tutto il coraggio per salutare il pubblico: «Vi porterò per sempre nel cuore».

Una scena straziante! Io l’avevo scritto: avrei preferito vederlo vestito in borghese, per ricordarlo vincente come tanti anni fa.

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