Adesso che tutti vogliono giocare e che lo sciopero è stato «bollato» come la sconfitta collettiva del calcio italiano, un piccolo interrogativo è lecito, anzi necessario. Scusate, signori presidenti della serie A: ma se laccordo ponte sul contratto collettivo, valevole cioè per un solo anno, depurato del macigno rappresentato dal contributo di solidarietà, verrà accolto da Damiano Tommasi, non siamo forse in presenza, pari pari, della identica proposta lanciata da Barcellona dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e accolta come praticabile dal sindacato calciatori? La spiegazione più attendibile è sempre la stessa: quel famoso venerdì di fine agosto molti hanno spinto per lo sciopero nella convinzione di guadagnare tempo e riuscire a completare le rose delle rispettive squadre, evitando di misurarsi con sgradevoli sconfitte. Con una sola eccezione: quella di Cellino, accusato dai suoi stessi colleghi, di voler affrontare il Milan senza i brasiliani.
Pensate che cattive lingue! Se lo cose stanno proprio così, e se da oggi i succitati presidenti considerano indispensabile laccordo non solo per riaprire gli stadi (cè la Champions dietro langolo), allora lo sciopero non è più un mistero glorioso da contemplare ma un mistero buffo da segnalare alla comunità calcistica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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