Hanno assolto Marcello Minenna perché il fatto non sussiste.
Non è una notizia che desta stupore, era praticamente scontato.
Più che altro, aveva suscitato non poche perplessità quella del suo arresto per fantomatiche esigenze cautelari nell’ambito di un’indagine condotta dalla Procura di Forlì risalente a fatti verificatisi nei mesi più caldi della pandemia da Covid-19, tempo in cui Minenna rivestiva il ruolo di direttore dell’Agenzia delle Dogane.
Nel giugno 2023 abbiamo assistito ad un arresto con annessa distruzione della reputazione attraverso il sistematico linciaggio mediatico, in quell’occasione privato per giunta della solidarietà dei giornali solitamente garantisti, in quanto Minenna si configurava come uomo di punta dei 5 Stelle, quelli a cui non vedi l’ora di rinfacciare che «a fare a gara a fare i puri troverai sempre uno più puro di te che ti epura».
Si leggeva dalle carte che Minenna sarebbe stato indagato ed arrestato per aver sdoganato una partita di mascherine di un’azienda di un ex deputato della Lega, Gianluca Pini (anche lui arrestato).
Allora mi sono chiesta: ma lo hanno indagato per corruzione perché ha preso una stecca da questo carico di mascherine?
No, non ha preso un euro!
Quindi, lo hanno indagato per corruzione perché le mascherine erano farlocche? No, erano a norma!
E poi, l’Agenzia delle Dogane non avrebbe avuto legittimamente il compito di sdoganare mascherine provenienti dall’estero al tempo del Covid?
In effetti, si chiama Agenzia delle Dogane, e quindi appare piuttosto logico che questo compito rientri nelle sue competenze!
Quindi, quale sarebbe l’oggetto della corruzione se Minenna non ha preso un euro dalle mascherine che l’Agenzia delle Dogane ha sdoganato nei primi mesi del Covid in cui questi dispositivi di sicurezza erano più preziosi del pane?
La risposta è che lo hanno arrestano per corruzione - si leggeva nell’ordinanza - perché il deputato della Lega Pini gli avrebbe promesso di farlo diventare amico di qualche pezzo grosso del suo partito per essere confermato direttore.
A questo punto anche un bambino che frequenta la scuola elementare supporrebbe che sia stato poi riconfermato direttore dell’Agenzia delle Dogane.
Invece no, nemmeno questo!
Infine mi sono chiesta: ma dopo tutti questi anni trascorsi dal presunto reato, l’esigenza cautelare per lo sdoganamento delle mascherine dove verrebbe rintracciata? La sussistenza del presupposto cautelare - questa la tesi della magistratura - discendeva dall’incarico che lo collocava nella Giunta della Regione Calabria come assessore.
Ma visto che il Parlamento non ha modificato l’articolo 274 del codice di procedura penale che disciplina le esigenze cautelari, è semplicemente inquietante che rivestire un incarico pubblico sia stato considerato un pericolo tale da giustificare un arresto nell’ambito di un'indagine in cui non risulta che si possano inquinare le prove, reiterare il reato o darsi alla fuga.
E allora, perché lo hanno fatto? Mistero. Uno dei tanti misteri che da decenni offuscano il sistema giudiziario nel nostro Paese.
* Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e di Forza Italia