Maglie nuove, facce vecchie. È il ballo del pallone

Ci risiamo. Ci risiamo con il campionato dell’importante è vincere, non divertire. Visti i campi: ci rizolliamo? No, siamo sempre i soliti. Partiamo con la Juve che gioca a mezzogiorno e l’Inter alle nove di sera, giust’appunto perché c’è rischio neve e al nord, d’inverno, c’è appena più fresco che al sud. Meglio gelati che confortati.
Ci ritroviamo con i Mutu che litigano e vanno fuori squadra, con il Cassano all’ennesima prova d’appello, con l’Inter e l’ennesimo allenatore all’esordio, con la Juve del «progetto» e gli svanitelli del gol. Votiamo campionato per vuotar le tasche davanti alla televisione. Corriamo all’abbonamento (televisivo) e dimentichiamo la tribuna dello stadio (qualcuno poi si porrà il problema?). Ci riproviamo, calendario alla mano, a fare tabelle e statistiche. Aspettiamoci la solita orda ultrà e gli imperdibili lamenti post factum.
Qualche malcapitato, leggendo tutto questo, si domanderà: ma che campionato è? Domanda banale, con risposta ovvia. Il campionato italiano, l’ex più bello del mondo. Comunque il più difficile. Ora che pure Mourinho l’ha ammesso nell’ultima intervista a un giornale portoghese, potremo esser soddisfatti: se lo dice perfino lui.... Il campionato che ti fa passare in un battibaleno dalle stelle alla stalle come hanno facilmente appreso Ronaldinho, Balotelli, Huntelaar, Beckham e una miriade di fuggitivi. È il campionato che ci piace tanto, solo se vince la squadra del cuore.

Ma che ci ha messo in imbarazzo in queste due settimane di assenza, perché ci siamo divertiti con quello inglese.
Ps: è il campionato che stasera esporrà a San Siro la coppa del mondo per club. Ovvero abbiamo una squadra campione del mondo. Peccato sia proprio internazionale, più che Inter e basta.

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