Magliette e gadget: il maresciallo Tito diventa un marchio

Belgrado. Da mito della rivoluzione e del sogno socialista a icona commerciale. Dopo Che Guevara anche Tito, leader della ex Jugoslavia unita, diventa un brand da sfruttare commercialmente. Al pari della Coca Cola o dei Levi’s. Tanto che i discendenti del defunto leader, che per quasi quarant’anni ha dominato la scena balcanica, hanno deciso di depositare il marchio e di farlo gestire a una fondazione: per evitare usi e abusi, sottolinea Josip Broz junior, nipote e omonimo di Tito, e per evitare cadute di stile e abusi, ma non per trarne benefici economici personali. Il denaro che arriverà dalla vendita di magliette, spille e altri gadget sarà devoluto in beneficenza. Un mercato, quello che sfrutta l’immagine degli ex leader socialisti, in continua espansione.

Basti pensare che Tito viene citato in oltre 500mila siti internet, e che in tutte le Repubbliche dell’ex Jugoslavia sono numerosi i giovani interessati ad acquistare chincaglierie con impresso il volto del maresciallo. In Bosnia si organizzano vacanze per bambini mascherati da pionieri titini di una volta. Un business difficilmente arrestabile. Un vero esempio di socialismo commerciale.

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