Il «mago» Bargnani incanta Toronto: è la prima scelta Nba

Mai un europeo era stato selezionato con il numero uno nel basket pro

Oscar Eleni

Andrea Bargnani, il mago che sembra amico di Herry Potter, scorpione romano nato nel 1985, giocatore di basket di 211 centimetri, mani adatte per dominare una palla a spicchi, campione d’Italia con la Benetton Treviso, addenta la mela a New York, dove i Toronto Raptors, che avevano la prima scelta come succede nella Nba per chi viene da una brutta stagione, lo hanno eletto numero uno fra i giovani talenti del domani, un fatto storico per l’Europa, per l’Italia. Poi sale sul cavallo bianco e lo dirige fra gli alberi intorno al lago Ontario, anche se la squadra che lo ha voluto è rappresentata da un dinosauro ringhiante.
Re in una notte, nel frastuono del Madison Square Garden, vestito nero di Armani, cappellino rosso da indossare per i tifosi dei Raptors che alla Canada Arena, dove seguivano la cerimonia del “draft” su schermo gigante, erano oltre 4mila. Gli occhi di chi si sentiva davvero arrivato nel nuovo mondo, senza sbagliare la rotta, numero uno nelle scelte, come Oscar Robertson, Kareem Abdul Jabbar, Olajuwon, Ewing, Shaquille O’Neal, Iverson, Tim Duncan, LeBron James, colossi che hanno onorato questo privilegio. Primo europeo nella storia. Accidenti, da svenire. Lui no. Bell’inizio.
Il grande passo era stato fatto ed era già pronto a vivere la sua parte di Cenerentolo, educato bene, quando lo ha chiamato sul palco David Stern, l’uomo che guida la lega sportiva professionistica più organizzata del mondo, uno che muove miliardi e ne guadagna moltissimi, impone leggi ferree a giocatori, allenatori, proprietari, multandoli ogni volta che sgarrano, sono scortesi coi giornalisti, prendendo 250mila dollari dal focoso Cuban padrone di Dallas per le critiche agli arbitri nella finale.
Nuovo cinema Paradiso per il ragazzo romano che ha scoperto la polenta a Trezzano Rosa e poi il basket a Treviglio, esordio in B nel 1999, a 14 anni, prima di salutare perché la famiglia tornava nella capitale e allora ecco la Stella Azzurra che bagna il fiore poi raccolto nel 2003 dalla Benetton di Maurizio Gherardini, il manager romagnolo che ieri aspettava, negli uffici dei Raptors, alla sua nuova scrivania di vice direttore delle operazioni tecniche di Toronto, dove lo ha voluto Jerry Colangelo, il «mago» Bargnani per firmare il contratto. «Mago» per quello che, anche fuori equilibrio, riesce a fare quando sente di essere nella zona dove il canestro ti invita ad essere coraggioso. Tre anni nella Marca amorosa, sopportando la legge di Ettore Messina, allenatore italiano che ha mandato nella Nba tanta gente, ma soprattutto Ginobili, stella con San Antonio e, ora, aiutato dall’americano di Boston David Blatt, la sua guida a Treviso per arrivare allo scudetto, dove nessun italiano era mai arrivato davvero. Questo ragazzo che nella notte dove si arrampicava verso il settimo cielo ha fatto capire di non essere spaventato, perché mentre gli facevano la prima intervista da stella, giocatore che per contratto, già all’esordio, non potrà avere meno di 3.617.000 dollari, i tifosi di New York, altri che non avevano digerito la scelta di Toronto, urlavano contro di lui facendolo soltanto sorridere: «Noi in Europa siamo abituati al tifo contro...». Sorpreso il giornalista che voleva conoscere un po’ della sua vita oltre le play station, sbalordito dal suo inglese accurato, non fluente, ma studiato insieme alla madre che lo insegna a scuola, aggiornato abbastanza per sapere cosa era la Lazio calcio, la sua passione, contento di scoprire che anche al «mago» piacciono Angelina Jolie e Bruce Willis, sorpresi tutti dall’eleganza, lo stile di questo ragazzo che avrà bisogno, forse, di qualche chilo in più, oggi è 105, per resistere nella tonnara Nba dove non tutto è soltanto gioco, perché nel dorato mondo si entra dalla porta principale, poi bisogna trovarsi un posto sicuro, lontano dalle faide, dalla lotta per sopravvivere dove capita anche che qualcuno ti boicotti, che ci sia gente sulla panchina capace di scommettere persino sui tuoi tiri liberi, come dicono accadesse a Portland. Leggende per spaventare il ragazzo di cui ieri parlavano in prima pagina giornali come il New York Times e non soltanto il Sun di Toronto, città nordamericana dove gli italiani sono una comunità bella, forte, capace di proteggere il cucciolo fino a quando diventerà uomo da Nba. Scelto oggi per il domani, ci vorrà pazienza, intanto vogliono vederlo di nuovo in azione.

In una anno sarà stato pesato e misurato cento volte, non soltanto da Toronto, ma ora, prima di presentarlo nella vecchia Fort Rouille, come i francesi chiamavano la città dell’Ontario, dovrà cercare di capire il sistema, chiedendo scusa alla Nazionale e al ct Recalcati, che lo aspettavano a Bormio, perché il 6 luglio, alle 19, ora di Las Vegas, giocherà la prima partita del campionato estivo contro Washington. Buona fortuna caro «mago».

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