Alla Prima della Scala '25 la domanda rimbalza ovunque: "Il pubblico è pronto?". Pronto per Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, per la sua violenza senza veli, per una protagonista pluriomicida, per un'opera ancora considerata disturbante? È stata audace la Scala ad aprire la stagione con un titolo così feroce? A conti fatti, l'audacia maggiore è di Sara Jakubiak, che si è calata nei panni (sporchissimi) di Katerina. Splendida, applauditissima. "Si è data senza risparmio", nota Christina Scheppelmann, sovrintendente del teatro di Bruxelles.
Per lei un vero tripudio, è stata l'eroina della serata, assai applaudita pari merito con Riccardo Chailly. Udite udite, consensi anche per il regista Barkhatov, alla Scala preceduto dalla fama di enfant terrible. Jakubiak, pur tigre, è emozionantissima "mi sono sentita a mio agio... solo dopo 20 minuti", scherza. "Come dicevo sono salita su una McLaren in corsa. Ora relax, ho bisogno di una spa".
Nel foyer le reazioni si accavallano. Il parterre politico - presente il ministro alla Cultura Giuli - è più sguarnito del solito, un problema? "Dovrete accontentarvi di noi", sorride Diana Bracco. Quanto al rischio di spaventare il pubblico, è tranchant: "Basta vedere la Primina: i ragazzi l'hanno adorata". Su Katerina: "La capisco, ma non tifo per lei. E comunque ringraziamo di vivere in un Paese libero. Con buona pace di Trump". "Omicida, sì. Ma va processata e difesa come tutti", dice Paola Severino. Melania Rizzoli, con il figlio Alberto, è più romantica: "Mi piace. Anche se è pluriassassina, lo fa per amore. In psichiatria è un disturbo, in letteratura ha prodotto romanzi straordinari. Viva l'amore, magari senza omicidi". Si dice "sotto choc" Mahmood.
Audace proporla in apertura? "Assolutamente no", taglia corto Carlo Fontana, ex sovrintendente: "Il pubblico è attentissimo. Sento un ascolto partecipe". Per Angelo Crespi è soprattutto "un inno alla libertà": "Shostakovich fu censurato e vilipeso. Riproporlo oggi è giusto". Ilaria Borletti Buitoni la considera "travolgente. La gente temeva le tre ore e mezza e invece è attratta come un'ape sul miele". Una risposta, di fatto, a Salvatore Nastasi, entrato titubante: "Non so se il pubblico sia pronto. Ma che si parli dell'opera, e non solo dei presenti, è già un risultato". Federico Mollicone concede: "Shostakovich è un grande, ma per l'apertura avrei scelto altro". Fedele Confalonieri è semplicemente un appassionato di quest'opera, vista e rivista. L'apice? "L'orchestra, Riccardo Chailly ha dato il massimo". Il regista Damiano Michieletto spera: "Prima o poi toccherà a me metterla in scena". Intanto fa il tifo per l'amico Vasily Barkhatov. Dal fronte moda, Carlo Capasa Armani lui, Prada la moglie sintetizza lo spirito della serata: "La Scala ha il coraggio di far vedere ciò che altrove non si vede". Inevitabile il pensiero al grande assente: "Armani è qui attraverso i suoi abiti". Barbara Berlusconi, anche lei in Armani, trova l'opera "ruvida e cruda, con un grande tema femminile". Emma Marcegaglia, è un'opera sull'emancipazione femminile. Musica bellissima, storia durissima". Più diffidente sulla condanna del capitale: "Quello mi piace un po' meno".Dalle maison arrivano ospiti internazionali: l'attore Russell Tovey, in Versace, parla del "privilegio di essere qui". Francesco Vezzoli, ospite Prada, ama l'opera "a tinte forti, da film di Matarazzo". Tante lacrime? "Ma no. Io vorrei anche divertirmi".
Alla fine, la domanda iniziale trova
risposta: sì, il pubblico è pronto. E forse più di quanto la Scala stessa immaginasse. Come ha chiosato Fortunato Ortombina, sovrintendente del Teatro alla Scala: "Un'opera russa, un auspicio per la pace, la musica è sovrana".