Maiali torturati per studiare le valanghe-killer

Prendi tre maiali al giorno, narcotizzali. Collegali a speciali apparecchi «medici» e poi seppelliscili sotto la neve. Alcuni completamente, altri con la testa fuori. E assisti in silenzio al loro sordo urlo di morte, mentre si spengono lentamente. Puoi persino registrare tutti i macabri parametri del loro decesso per asfissia.
Sarai perseguito per maltrattamento di animali? Pagherai per tutto questo? Sbagliato. Anzi. Sarai remunerato, o altrimenti premiato con una promozione. Finalmente diventerai qualcuno, uscirai dall'ombra. Sazierai la tua sete di gloria e di fama, sulla pelle di animali indifesi. Giustificando e dipingendo la strage suina come «doverosa» per il bene degli uomini. Ma quale bene? Quello del dio denaro, semmai. Poi tanto erano solo maiali.
Il dramma è che non stiamo descrivendo un incubo, ma pura realtà. Un esperimento consumato nella valle dell'Oetztal, al confine tra l'Alto Adige e l'Austria, la stessa della mummia preistorica ritrovata nel 1991, vecchia di oltre cinquemila anni. Il tutto «sapientemente» ideato dalla facoltà di medicina di Innsbruck e dal neo-Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell'Eurac di Bolzano. Perché? Per capire come si muore quando si viene travolti da una valanga. In questo modo hanno fatto fuori dieci dei ventinove maiali preventivati, iniziando la sequenza di morte martedì scorso, con l'idea di proseguire per due settimane. Per fortuna bloccati quasi subito dalle associazioni animaliste e ambientaliste, sante e benedette, che hanno denunciato la barbarie del «massacro a fin di scienza», scatenando un putiferio. Doveroso. «Ad essere sotterrati, piuttosto, dovrebbero essere i ricercatori», sbotta Walter Caporale, presidente degli «Animalisti italiani Onlus». Mentre la Lav di Gianluca Felicetti, in merito al ruolo dell'istituto altoatesino, ha chiesto l'intervento del ministero della Salute e del Servizio veterinario provinciale per indagare le finalità dello studio e le relative autorizzazioni. La fredda équipe di «scienziati» ha persino voluto documentare il tutto con le telecamere. Un film dell'horror dal vivo. Che emozione. E pensare che gli organizzatori l'avevano annunciato come l'evento dell'anno, attirando anche ricercatori dalla Norvegia e dagli Stati Uniti. Poi tornati a casa a bocca asciutta per l'inaspettata interruzione e rammaricati per «la scarsa attenzione medico-scientifica».
Simili oscenità fanno male alla ricerca, quella sana, che non prevede esperimenti su animali. Così si vanificano i nobili principi e le raccolte-fondi. In questo modo è più facile immaginare che un buon inizio degeneri in qualcosa di disumano, sulla pelle di tanti e troppi animali indifesi. «Ricercatori-aguzzini» che si considerano illustri «professori» perpetrano torture continue. Troppo spesso la scienza non conosce morale.

Certo, il neonato istituto per la medicina d'emergenza in montagna dell'Eurac aveva bisogno di pubblicità. E c'è riuscito. Ma se ha intenzione di promuovere simili esperimenti, allora dovrebbe spiegare a molti la sua utilità benefica.

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