Con l'invecchiamento della popolazione sono aumentati anche gli italiani che accusano disturbi alla colonna vertebrale. Dopo i 45 anni, il 50% degli italiani soffre di mal di schiena più volte l'anno. L'impatto sociale di queste patologie e gli effetti sulla qualità della vita sono estremamente negativi se si pensa che un terzo dei pazienti deve sospendere per un periodo l'attività lavorativa.
Le cause del mal di schiena sono diverse, ma i fattori meccanici come discopatie, stenosi, spondilolistesi e fratture sono di gran lunga l'origine più diffusa del disturbo (dall'85% al 90% secondo le statistiche).
Nella maggior parte dei casi, per queste patologie viene consigliata una terapia non chirurgica come farmaci antinfiammatori, riposo a letto, busto ortopedico e opportuna rieducazione per rinforzare il tono dei muscoli lombari e addominali e migliorare il sostegno della colonna, riducendo il dolore. Tuttavia, non tutte queste patologie possono sempre essere risolte efficacemente con i trattamenti conservativi: quando questi approcci risultano fallimentari è possibile fare ricorso al trattamento chirurgico che, grazie alla continua evoluzione dei dispositivi utilizzati, è sempre meno invasivo.
«Il numero di interventi chirurgici per patologie della colonna vertebrale è in continua crescita: nel nostro reparto abbiamo operato negli ultimi 5 anni circa 200 pazienti, ma è soprattutto negli ultimi tre anni che abbiamo riscontrato un aumento dei casi», afferma il dottor Roberto Assietti, responsabile della del day-surgery dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. «Oggi, le discopatie degenerative della colonna vertebrale come lesioni o cedimenti strutturali possono essere trattate con successo grazie all'adozione di innovative procedure chirurgiche percutanee mininvasive grazie alle quali è possibile recuperare in modo eccellente l'assetto anatomico-funzionale della colonna vertebrale, a fronte di una riduzione sostanziale del trauma chirurgico, limitando la perdita ematica, e le complicanze post operatorie.
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