Poche ore dopo la nostra denuncia sulle condizioni del San Martino, la situazione di sovraffollamento del Pronto Soccorso di via Mosso era già cambiata di molto. Le barelle e i lettini posizionati lungo in corridoi del primo piano adesso sono a malapena una decina (contro i quasi cinquanta casi di martedì scorso), la situazione nelle stanzine è quasi tornata alla normalità e, anche nell'orario di punta delle visite, medici, infermieri e barellieri riescono a svolgere il loro lavoro senza dover più fare i percorsi a ostacoli dei giorni passati. Dietro a questo ritorno alla normalità sono intervenuti vari fattori; sicuramente ha fatto la sua parte la tendenza ad avere afflussi più contenuti nella seconda parte della settimana (la fonte sono i dati della direzione sanitaria del San Martino dove emergono cali del 10% dei ricoveri nei giorni da giovedì a domenica, rispetto all'intervallo lunedì - mercoledì) ma anche la nostra denuncia sembra aver fatto centro.
«I problemi che avete evidenziato sono veri ed oggettivi - ha commentato la dottoressa Giuntini, responsabile dei codici bianchi del Pronto Soccorso -. Vi ringrazio per aver sottolineato, oltre al disagio dei pazienti, anche quello di chi ci lavora». Passando per i corridoi del primo piano, invece, le poche parole che si riescono ad estrapolare dalle bocche di infermieri e operatori ospedalieri sono tutte uguali e legate da un malessere di fondo: «Qui è un disastro tutti i giorni», «non fateci parlare», «se parlo mi licenziano». Appurato quindi che esiste veramente un'emergenza a livello organizzativo del Pronto Soccorso del San Martino, l'unico modo per avere una versione limpida e priva dei silenzi di circostanza sulla situazione è stato quello di interpellare chi sta nella stanza dei bottoni dell'ospedale, ovvero il direttore sanitario Gianni Orengo. «Sono il primo sostenitore di una ristrutturazione forte del Pronto Soccorso. L'attuale edificio (costruito nel 1964, ndr) non risponde più alle necessità di oggi e stiamo lavorando già da qualche anno su progetti radicali da attuare, mi auguro, nei tempi più brevi possibili - ha spiegato il dottor Orengo - Purtroppo siamo in un momento storico economico in cui è difficile parlare di progetti ingenti e finanziariamente dispendiosi, però non possiamo neanche continuare a far finta di niente».
Constatata la consapevolezza e la volontà da parte dei piani alti dell'ospedale di cambiare la situazione di disagio del Pronto Soccorso, resta da capire quali siano adesso i problemi da affrontare subito, e in che modo. «Escludo categoricamente che esista una relazione di causa effetto tra i disagi del Pronto e le ferie del personale. I problemi maggiori che abbiamo sono di drenaggio, dal Pronto Soccorso agli altri reparti dell'ospedale - ha analizzato il direttore sanitario - In molti casi i pazienti sono anziani che dimettiamo con difficoltà perché hanno una situazione sociale difficile e magari dopo pochi giorni ritornano.
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