Maldini non saluta l’Europa «Ultima partita? Aspettate...»

«Non andremo allo sbaraglio, il gol può arrivare anche al novantesimo»

nostro inviato a Monaco

L’impertinente cronista tedesco lo centra con una domanda nello stomaco: «Scusi, signor Maldini, lo sa che potrebbe essere la sua ultima partita in Champions league?». Paolo Maldini, reduce da un pasto frugale, lo scruta come si fa con un cane aggressivo e lo gela così. «Ce la metto tutta da venti anni e non mi faccio condizionare da questi ragionamenti, non è questo il mio pensiero, io penso positivo», sospira soave al microfono guardando in cagnesco l’impertinente che si bea della traduzione. Paolo Maldini è l’emblema di questo Milan giunto a un giorno dal passo d’addio in Europa, i quarti di finale, l’anno prima si fermò alla semifinale con il Barcellona, dopo l’incredibile coppa buttata via dalle parti di Istanbul. Invece di tremare e di farsi cogliere dall’ansia, il capitano raccoglie le ultime energie dinanzi a un rivale che in Champions non perde in casa da due anni e mezzo. «È lo stesso di un anno fa il Bayern ma le nostre possibilità sono intatte. Ce la possiamo fare non è una frase fatta», manda a dire rimettendo la testa in un torneo che è l’unica valvola di sfogo di una stagione scandita da ritardi e ingiustizie, errori ed omissioni.
Un altro cronista tedesco, che poco lo frequenta e lo conosce, si confessa turbato dal suo umore nero. «Ma come siete messi nello spogliatoio voi del Milan?», chiede quasi preoccupato. E Paolo, che qui fa da portavoce sincero e attendibile, non ha bisogno di «puntarlo» come lo specialista della caccia alla lepre. «Il nostro è uno spogliatoio sano e divertente. Siamo sereni. E la serenità, in questi casi, aiuta», risponde convinto tirando dritto verso la notte dell’Allianz Arena, dimenticando quegli sciagurati 15 minuti finali dell’andata. «Nel calcio, certi errori si pagano. Potevamo venire qui con un discreto vantaggio e invece sono i tedeschi del Bayern ad avercelo», rammenta a metà tra il dispetto per il recupero patito a San Siro e la voglia di dover scalare una montagna, qui in Baviera. Dove Maldini conosce una sola tattica, una sola via d’uscita. «In questi casi, non bisogna andare allo sbaraglio, non bisogna attaccare e farsi prendere in contropiede. Si può fare gol anche nel finale.

Questo penso io, non so cosa pensi il mister», riferisce compito incrociando lo sguardo di Ancelotti seduto al suo fianco. Il quale a sorpresa acciuffa il microfono e detta: «Sono perfettamente d’accordo». E la tensione di un probabile addio alla Champions league si scioglie in un sorriso liberatorio.

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