«Maledico chi fa male alla città»

La classe, pardon, la casta dirigente «genovesca» si è dimostrata, in occasione delle votazioni riguardo l'inceneritore di Scarpino quella di sempre, gente mediocre, poco attenta ai bisogni reali della città e, soprattutto, vecchia. Io ho 25 anni, non voglio ammalarmi di cancro perché qualche burocrate ha deciso che io, a norma di legge, debba respirare veleni (ad avviso dei più grandi studiosi del mondo) per il resto dei miei giorni e perché magari lui si è messo in tasca qualche milionata. Il primo cittadino di Genova interpreta questa espressione come un investitura di cittadino al di sopra degli altri e non come primo fra tutti i cittadini ad avvertire i rischi che possono correre gli altri ed a cercare di porvi rimedio, per mandato e non per diritto divino o dinastico (forse partitico sì). Così un'indagine fatta fra 800 genovesi (su circa 600.000 ad avviso dell'Istat) qualche mese fa ha detto che i genovesi sono d'accordo, ma 800 genovesi sono circa quelli che vivono in un isolato, neppure.

800 genovesi presi dove? Fra i vicini di casa di Pericu? In centro? E con quale informazione a riguardo? Spero che, come le antiche maledizioni dei faraoni, Genova che è anima ancor prima che città mandi la sua maledizione su tutti quelli che nuovamente sono contro la sua cittadinanza, io lo faccio, maledico tutti loro per il male che ci vogliono fare riempiendosi le tasche. L'antica scritta sulla Porta Soprana si bellum queres tristis victusque recedes sia ancora un monito per i moderni nemici di Genova e conforto per chi questa città la ama come se stesso.

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