Cracovia La maledizione del gol. La chiamano così dalle parti di Cracovia e raffigura una inquietante analogia con il cammino dellItalia di Lippi nel mondiale precedente. Anche allora ai due primi, deludenti pareggi, 1 a 1 col Paraguay e 1 a 1 con la Nuova Zelanda, seguì nella terza sfida lincredibile sconfitta maturata, a sorpresa, dalla Slovacchia. «Non ci voglio nemmeno pensare» così Marchisio e i superstiti di quella spedizione rovinosa provano a ricacciare indietro i fantasmi delleliminazione. Come per esorcizzare levento, è già pronto il piano del volo di rientro a Milano Malpensa da parte del tour operator: si vola martedì 19 giugno alle 17 da Cracovia. Corsi e ricorsi storici, allora. Già perché qui in Polonia, la colonia azzurra più numerosa è quella proveniente proprio dal mondiale di Sud Africa scandito dalle tante censure riservate a quel testone del ct viareggino campione del mondo, accusato di aver lasciato a casa indovinate chi? Balotelli e Cassano appunto, la croce e la mezza delizia dellattuale Nazionale. Sono dieci gli esponenti del gruppo di Johannesburg (senza lavviso recapitato a Criscito nel ritiro di Coverciano sarebbero undici), segno della continuità del lavoro di Prandelli rispetto al suo predecessore. Ancora più avvilente il legame con alcuni episodi avvenuti tra la preparazione al Sestriere e la prima partita del girone: Pirlo tradito da un insulto muscolare al polpaccio, Buffon costretto a uscire allintervallo, dopo appena 45 minuti, rimpiazzato da Marchetti messo sotto processo (perse lazzurro forse per quella perfomance negativa) da critica ed esperti del ruolo. Qui Barzagli non fa quasi notizia. Persino al maltrattato Donadoni, due anni prima, nelleuropeo di Vienna, andò leggermente meglio: sberle sul viso dallOlanda, pari con la Romania e successo inatteso contro la Francia, eversori Cassano e De Rossi. La sua Nazionale richiuse le valigie nei quarti al culmine della sfida con la Spagna decisa dai rigori e dallerrore dal dischetto di Di Natale. Sono 8 i superstiti di quel gruppo, i soliti noti viene da chiosare, con Buffon in porta, Chiellini e Barzagli in difesa, De Rossi e Pirlo a centrocampo, Di Natale e Cassano in attacco. Da quattro anni puntiamo sugli stessi, una garanzia ma anche una mancanza di ricambi. Anche allora, nel 2008, contro la Spagna, mancò la stoccata decisiva: Toni fu la controfigura di se stesso, Borriello, bomber principe del torneo col Genoa, rimase ai margini.
Da quattro anni a questa parte, il calcio italiano non è capace di produrre niente di più e di meglio della magnifica generazione targata Berlino 2006. Buffon, De Rossi e Pirlo sono i tre campioni del mondo presenti nellalbergo Turowka, periferia di Cracovia, e stanno cercando disperatamente di risvegliare il talento che riposa indisciplinato nella sagoma di Balotelli, uno dei più giovani del torneo, 22 anni, la scommessa più rischiosa accettata da Prandelli allatto di sedersi sulla panchina azzurra. Sul più bello, cioè ieri, una nota ufficiale della federcalcio dà conto di un risentimento al ginocchio destro sul quale capeggiano da due giorni le borse del ghiaccio. Cè il rischio di perderlo proprio quando tutti ne reclamano il riscatto definitivo. Neanche Lippi, per rispolverare un piacevolissimo ricordo, nel mondiale 2006 ebbe dalla sua una striscia di imprese balistiche con cui dar vita alla famosa cavalcata. I gol arrivarono da Materazzi, da Totti su rigore nei tempi supplementari con lAustralia, da Grosso il più spettacolare e anche il più emblematico nella semifinale con la Germania, disegnato da un assist delizioso di Pirlo. Qui da sette mesi la Nazionale incompiuta è a caccia di un successo: il precedente, sempre in Polonia, a Wroclaw, con Balotelli e Pazzini finiti nel tabellino. Persino la designazione dellarbitro turco Cakir può sortire qualche ansia in più: mise alla porta Balotelli in Europa league, novembre del 2011, durante City-Dinamo Kiev. Perciò da ieri pomeriggio, riposti in un cassetto lesito dei test atletici eseguiti, Prandelli è alla ricerca della formula magica per sbarcare ai quarti di finale. Nella convinzione, sempre più estesa, che la Spagna ha un bene prezioso da difendere, la sua dignità («Se si perde la dignità una sola volta, si resta miserabili tutta la vita» ammonisce Arrigo Sacchi capofila degli scettici sullesito «accomodato» dellaltra sfida del girone). Nel test decisivo, riproposta la difesa a quattro (Abate e Balzaretti sui lati di Barzagli e Chiellini), bisogna fidarsi.
Maledizione del gol, déjà vu 2010 e... Balotelli si ferma
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