Il superjumbo «A 380» prodotto dal consorzio europeo Airbus è il più grande aereo di linea del mondo, ma anche il più sfigato. Ora è ufficiale. Questo mostro dei cieli, che nella sua configurazione a tre classi è in grado di trasportare 525 passeggeri può trasformarsi in un vagone volante capace di scapicollare da una parte allaltra del pianeta 853 vacanzieri completi di sombrero, pinne e occhiali nella sua versione più gettonata: quella pollaio, cioè charter. Affetto fin dalla nascita da elefantiasi -un po' come la Costa Concordia, facendo corna e bicorna- esso è lungo 73 metri, alto più di 24 e ha unapertura alare di 79,8 metri. Chi lo ha disegnato aveva visto troppe puntate di «Guerre stellari», da ragazzo, questo è sicuro; ma ormai glielhanno fatto fare e siccome intorno a questo mammozzone dei cieli gira una valanga di denari, e di posti di lavoro, e di commesse, tocca tenerselo, incerottandolo qua e là quando sfiata un pochino. Perché un pochino sfiata, bisogna ammetterlo. Niente di preoccupante, dicono i tecnici, proprio delle microfesserie: però non è un gran conforto, sapere che si è appesi lassù, a diecimila metri sulloceano, con una temperatura esterna di 50 gradi sottozero, con qualche dozzina di microfessure sparse qua e là sul corpaccione dellastronave.
Il miracolo è che un frigorifero volante (le metafore si sprecano, oggi) di queste dimensioni -ma anche questo capolavoro di ingegneria aeronautica, va detto- abbia accusato, finora, solo delle microlesioni sulle sue ali. Ali che sono grandi come un paio di campi da tennis per lato (così, all'ingrosso). Ieri, un nuovo allarme. LAgenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha ordinato una serie di ispezioni con la lente d'ingrandimento su tutti gli Airbus attualmente in giro per il mondo per verificare la presenza di microfratture. Microfratture? Sì, ma non tantissime: solo 36. E sempre lì, sulle ali. Tante ne hanno trovate i tecnici dell'australiana Qantas su uno dei suoi elefanti che quando si alzano in volo sembra l'inizio del terremoto di Messina del 1908.
È la maledizione dell'Airbus, che è stato accompagnato da una serie di ritardi, false partenze, inghippi quando ancora doveva dare la prima sgasata nei cieli del vecchio continente, dove è stato pensato e messo insieme. Già nel novembre 2010, infatti, l'australiana Quantas aveva deciso il fermo di tutti i propri sei A380 dopo che uno dei quattro propulsori Rolls Royce di cui è dotato il velivolo era scoppiato in volo. Si evitò il disastro, quella volta, solo perché i frammenti furono sparati verso l'esterno. Però son sempre quelli della Qantas, bisogna dire, che accusano piccole e grandi avarie; come se gli avessero fatto il malocchio al momento della consegna.
Il controllo stavolta riguarderà tutti i 68 esemplari già consegnati, mentre a gennaio -la prima volta che erano state segnalate delle fessurette- l'Easa aveva ordinato ispezioni sui 20 esemplari del super-jumbo con oltre 1300 cicli di volo. Allora, verso la fine di gennaio, erano venute al pettine alcune crepe sulle staffe laterali.
Secondo Airbus si tratterebbe di fessurazioni causate da difetti di progettazione e di fabbricazione per i quali sarebbe già stata trovata una soluzione. Sicchè (visto che Airbus ha complessivamente 253 ordini da evadere, da 19 clienti diversi) alla fine si potrà dire, incrociando le dita, che sarà stato molto rumore (quello è garantito) per nulla.
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