RomaLa notizia, venerdì, era passata quasi sotto silenzio: transessuale brasiliano trovato senza vita in casa, impiccato allinterno di unabitazione in viale di Tor di Quinto. Un suicidio dovuto a problemi depressivi, è stato detto.
Poi, però, è venuto fuori che il trans Roberta, 24 anni, non solo aveva abitato nello stesso condominio di Brenda - uno dei viado coinvolti nellaffaire Marrazzo morto misteriosamente asfissiato dal fumo nel suo monolocale - ma che aveva anche avuto a che fare con i carabinieri arrestati per il video-ricatto allex presidente della Regione Lazio. E la notizia ha assunto tuttaltra rilevanza. Perché con quella di Roberta le morti che hanno in qualche modo avuto a che fare con lo scandalo sono salite a tre, dopo quella di Brenda e di Gianguerino Cafasso, il pusher dei trans che secondo i magistrati sarebbe stato eliminato dai carabinieri infedeli con una dose letale di droga perché diventato testimone scomodo del ricatto allex governatore.
Il brasiliano è stato trovato venerdì pomeriggio in casa, senza vestiti, con un filo elettrico legato al collo fissato alla grata di una finestra. Gli accertamenti sono affidati al pm Francesca Loy, che ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato, ma ieri al sopralluogo nellabitazione di Roberta hanno preso parte anche il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli, titolari dellinchiesta sul caso Marrazzo e sulle morti di Brenda e Cafasso. I due pm cercavano elementi utili per collegare lultimo caso a quelli di cui si stanno occupando. Stando alle prime valutazioni del medico legale, non ci sarebbero dubbi sullipotesi del suicidio e nel pied-à-terre non sono stati trovati segni di unazione violenta. Tuttavia il pm Loy vuole capire quale sia stata la ragione che ha spinto il viado a togliersi la vita e chi frequentasse ultimamente. Per questo ha disposto lesame dei tabulati telefonici. Lindagine non trascurerà di approfondire le voci di una conoscenza tra Roberta e i quattro militari del caso Marrazzo. «Roberta aveva avuto a che fare con quei carabinieri, in particolare con Carlo Tagliente, che la vessava per una questione di documenti e permesso di soggiorno», racconta infatti Rachele, lex trans amico di Roberta, diventato donna grazie ad unoperazione che sostiene di «aver pagato con una parte dei soldi avuti da Marrazzo». È sempre Rachele a raccontare che Roberta «era amica di Brenda, che usciva spesso con lei e che aveva abitato nel suo stesso palazzo in via Due Ponti prima di trasferirsi un paio di anni fa in via di Tor di Quinto». Rachele conosceva i problemi di depressione dellamica: «Era preoccupata per le condizioni economiche della sua famiglia in Brasile, composta da 11 fratelli». Anche il trans China conosceva Roberta e non ha dubbi sulla sua fine: «È stato sicuramente un suicidio, Roberta era pazza. Non è stata la prima volta che ci provava. Le avevo detto di lasciar perdere». I legali di Tagliente, Ambra Giovene e Maria Lo Faro, definiscono «strumentale il continuo accostamento tra il carabiniere e qualsiasi avvenimento del mondo dei trans».
Il sipario sul caso Marrazzo non vuole proprio calare. Venerdì notte Natalì, il trans ripreso nel video con lex presidente della Regione, è stato aggredito da un cliente ben vestito che laveva fatto salire in macchina chiedendogli una prestazione sessuale nei pressi della moschea di Forte Antenne.
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