Economia

La «malese» Lotus affida il futuro a un team di ex Ferrari e Maserati

HethelIn inglese si usa la parola «nowhere» per descrivere un luogo sperduto, e tale deve essere apparsa Hethel, contea di Norfolk, difficile da trovare sulle mappe, ai malesi della Proton che nel 1996 arrivarono nella piatta campagna dell’East Anglia a prendere possesso di Lotus, marchio fondato nel 1956 da Colin Chapman, del quale gli inglesi vanno fieri (nella Formula 1 successi in sette mondiali Costruttori e sei Piloti). Da un anno, Lotus è impegnata a dare vita a una «nuova era», celebrata recentemente con l’apertura di una pista accanto alla fabbrica, una festa soltanto in parte rovinata dal no, da parte di Londra, a concedere un prestito di 27,5 milioni di sterline dal fondo per lo sviluppo regionale che ha riccamente sovvenzionato altri costruttori, come la Nissan di Carlos Ghosn.
Ma Danny Bahar, 40 anni, manager ticinese di origini turche, dall’autunno del 2009 ceo di Lotus Group (circa 1.500 dipendenti), ha ricevuto dall’azionista malese pieno sostegno nello sviluppo del piano quinquennale varato nel 2010 (270 milioni di sterline sono arrivate da un pool di banche malesi e cinesi). Bahar è arrivato a Hethel dopo essere passato come una meteora alla Ferrari, appena due anni, ma con un incarico nuovo e delicato, come lo sviluppo del brand e le relazioni con gli sponsor. Per costruire il suo nuovo team, che lui chiama il «Real Madrid dell’automobilismo sportivo», Bahar ha convinto uno stuolo di manager di Maranello a seguirlo per la nuova sfida nel settore, certamente redditizio, ma non facile, come quello delle supercar sportive. A Hethel, uno dopo l’altro, sono così approdati Claudio Berro (Motorsport), Donato Coco (Centro stile), Guillaume Chabin (Vendite), Miodrag Kotur e Gino Rosato, personaggi chiave di Scuderia Ferrari, e Wiebke Bauer, dal Merchandising del Cavallino rampante.
Primo consigliere di Bahar è Karl-Heinz Kalbfell, ex amministratore delegato di Alfa Romeo e Maserati, al quale è assegnato il ruolo di garante dello sviluppo del piano, un’attività nella quale potrà contare sulla consulenza di veterani come Tom Purves, già Rolls-Royce e Bmw, e Bob Lutz, del quale è superfluo ricordare la straordinaria carriera chiusa come vicepresident di General Motors. Non parla italiano, ma si mormora che lo stia studiando (come altri manager della cosmopolita azienda inglese), Wolf Zimmermann, ex Mercedes-Benz e Amg (Sviluppo prodotto).


Sono passati da Maranello anche Nigel Mansell e Jean Alesi, oggi ambasciatori di Lotus Group nelle competizioni e nello sviluppo dell’auto da corsa per privati, la T125: un milione di sterline per divertirsi in pista assistiti dai tecnici del brand britannico.

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