Mamma e bimbo travolti e uccisi da un camion

Forse l’uomo è stato accecato dal sole o durante la manovra in curva non ha visto bene la strada

Franco Sala

Ha lasciato sull’asfalto una scia di sangue e due vite spezzate. Alle otto e venticinque, sulla strada che va verso l’asilo, la morte si è portata via una giovane mamma di 28 anni e il suo figlioletto di appena tre. Le vittime travolte da un grosso camion sono morte sul colpo: la donna pedalava in sella alla sua bicicletta gialla, il piccolo seduto dietro sul seggiolino. Percorrevano viale della Repubblica quando hanno imboccato la rotonda di Lissone ai confini con il comune di Monza: dietro di loro arrivava il grosso automezzo carico di terra. Alla guida un giovane di 33 anni, residente a Macherio, che lavora per un’impresa edile con sede a Sovico. L’uomo deve girare a destra verso via Trieste, non s’accorge della bici, forse perché la cabina di guida è alta, forse perché è accecato dal sole, e la investe. Impossibile consolarsi con la ragionevole speranza che Dania De Biasio e il suo Michelino se ne siano andati senza neppure accorgersene. L’autista del camion, un Man che stava andando a vuotare il cassone in un cantiere della zona, ha sentito un sobbalzo, ma pensava si trattasse di un dosso per limitare la velocità degli automezzi. Solo quando alcuni automobilisti che hanno assistito alla drammatica sequenza hanno suonato il clacson il camionista si è reso conto dell’accaduto. Troppo tardi. Dania e Miki muoiono sul colpo, schiacciati dai pneumatici doppi del camion: una fine terribile.
La mamma da poco tempo aveva trovato qualche lavoretto saltuario e ieri, come ogni mattina, stava accompagnando il bimbo all’asilo del quartiere Cazzaniga di Monza. La sequenza precisa dell’incidente è ancora da chiarire nei dettagli. Il rapporto della polizia locale, intervenuta con il comandante Sergio Fossati, per ora abbonda di «si presume»: distrazione, leggerezza, imprudenza, sole. Una sola certezza: il camion ha iniziato la svolta a destra, quando la bici con le due povere vittime era a fianco e doveva tirare dritto. Scattano i soccorsi, sul posto arrivano le ambulanze, ma purtroppo lasciano il posto al carro funebre. Gli agenti della polizia locale cominciano i rilievi, devono redigere un rapporto dettagliato da inviare sulla scrivania del magistrato di Monza incaricato di far luce sul caso.
Dania e la sua creatura sono portati all’obitorio del cimitero di Lissone, in attesa dell’autopsia. Nel frattempo il camionista, sconvolto, viene accompagnato al comando dei vigili per essere sentito. Sulle sue eventuali responsabilità dovrà decidere la Procura. Gli agenti ascoltano anche il racconto dei testimoni. I corpi di Daina e Michele sono coperti da un lenzuolo verde, il camion posto sotto sequestro.

Passano due ore e la strada è riaperta al traffico: sono le 10 e trenta, le auto viaggiano, vanno tutti di corsa. A mezzogiorno qualcuno porta un mazzo di fiori: un segno di partecipazione, di una commozione che ha colpito tutta Lissone.

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