Riccardo Signori
da Roma
Notte per solisti, un quarto dora da grande squadra e tutti a casa. Roma sotterrata di gol, Juve più che mai in sella al campionato. Vittoria da capolista vera, che lascia divertire i bravi ragazzi, ma poi si affida ai suoi falchi: Nedved, Ibra, Trezeguet, cè sempre un trio che rende grande la Juve. Stavolta non cera Del Piero, entrato quando non cera più bisogno (sarà giusto?), ma ci ha pensato Nedved che, anche lanno scorso, allOlimpico segnò un gol pesante, quasi da scudetto. Stavolta ha freddato la Roma nellultimo minuto del primo tempo, poi Ibra ha cavato il numero da lasciar tutti a bocca aperta. E Trezeguet ha arricchito la collezione.
Freddo più che mai allOlimpico, soprattutto da quel minuto 46 del primo tempo quando tutti pensavano al the caldo, come dicono i telecronisti di ultima generazione, e Nedved ha trovato altro modo di scaldarsi. Gol raggelante per tutta la difesa della Roma, impalata come tante statue: dal portiere a Panucci che ha visto saltare il biondo cherubino quando la palla era già sulla via del gol. Ma questi sono i segnali che spiegano la forza di una squadra ed anche il suo buon rapporto con la buona sorte. Ieri la Juve ha cominciato match secondo copione che concede la speranza a tutte le avversarie. Faticoso avviarsi e gli altri a macinar gioco, anche piacevole. Ma, al tirar delle somme, la fatica più grande è stata quella dellavvicinarsi allo stadio tanto da costringere larbitro a prendere nota del ritardo e cominciare tardi la partita.
Ma, a guardar bene, locchio dello stellone ha lanciato il primo sguardo negativo proprio alla Roma: Mancini, il brasiliano destinato a metter in difficoltà Chiellini sulla fascia, ha subito un scherzo dei suoi muscoli negli ultimi attimi del riscaldamento. E così, sul campo dellOlimpico, sono comparsi Lino Banfi come portafortuna, ma Dacourt come alternativa a Mancini. Però la Roma se lè passata bene, almeno per la prima mezzora. La Juve ha provato a tener ritmo lento, infatti appena gli altri acceleravano rischiavano di esser guai. Totti si infilava facilmente nel centrocampo bianconero. Taddei ha punzecchiato Zambrotta da sinistra e Montella è stato un impenitente diavolo che ha provato a concludere da ogni parte. La difesa juventina è partita con qualche mollezza, Abbiati ha alternato buoni interventi (bella parata su un tiro di Taddei) a qualche altro da brivido: De Rossi lha pescato nelluscita a farfalle (ma pure Thuram dormiva) ed è stato un gran pericolo.
La Roma è riuscita perfino a produrre contropiede dautore (Montella per Totti) e stavolta il piede di Cannavaro è stato assolutamente decisivo ad intercettare palla. Tanti, troppi, bonus che la Roma ha sprecato. E contro la Juve è sempre peccato mortale. La gente bianconera ha sonnecchiato a lungo, Paparesta si è perso un po troppo a intrattenere rapporti amichevoli (anche il rigore lo ha dimostrato) e chiacchiere con Totti. Trezeguet ha fatto timide comparse in area, salvo scatenarsi allinizio della ripresa. Il conto finale dirà: tre palle toccate, due gol, niente male. I centrocampisti hanno cercato di sgretolare la solidità dei lavoratori romanisti ed alla fine Nedved, a mezzo tra il carognetto e il nervosetto, è stato demoniaco.
E la partita si è chiusa lì. Per chi non lavesse capito, ci ha pensato la Juve: sei minuti (dal 10 al 16) per segnare altre tre reti, tirasegno con sfavillio di colpi di bravura. Ibrahimovic che sfrutta un lungo passaggio di Emerson e manda in sbandata Kuffour con un colpo di tacco da giocoliere, prima di fucilare Abbiati e urlare a se stesso: «Mamma mia!». Questo gol ha stupito anche lui. Poco dopo cross di Zambrotta, difesa ferma e Trezeguet che compare dal nulla con la sua testolina magica.
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