Mamma non le crede, lei filma lo stupro di papà

Violentata dal padre a 12 anni a Reggio Emilia. Come l'altro caso della ragazzina abusata dal convivente della madre: anche lei riprese l'orrore

Mamma non le crede,  
lei filma lo stupro di papà

Il telefonino non per parlare con gli amici, o per spedire sms. Lei, a quattordici anni, ha dovuto usarlo per raccogliere la «prova». Mamma non voleva ascoltare, forse quella era una verità troppo inaccettabile, tremenda, vergognosa. Così per dimostrare che raccontava la verità, che davvero papà, il suo papà di 44 anni, era il maniaco che la violentava, con il cellulare ha filmato tutto. Di nascosto, tremando ma conscia nella sua adolescenza già distrutta che solo così avrebbe potuto mettere fine a quell’osceno sopruso.
È successo in un paese della provincia di Reggio Emilia. E il finale, di fronte a quelle immagini inequivocabili, riprese con il terrore di venire scoperta, non avrebbe potuto essere diverso. Dopo due anni di abusi il padre-padrone è finito in manette. Ne aveva dodici la ragazzina quando l’uomo di cui ogni figlia è «innamorata», aveva cominciato a rivolgerle le sue attenzioni «sbagliate». Lei dopo un po’, in lacrime, provò a confidarsi con la mamma. Mezze frasi, piccole confessioni, usando le parole di quella bambina spaventata e sottomessa, quale era. Potevano apparire fantasie malate di una bambina cui stava sfuggendo il tempo delle mele. Forse deve essere sembrato più facile tapparsi orecchie e occhi.

Ma di fronte alla certezza la madre non ha non ha più potuto mentire a se stessa. Il filmato era un reality horror. A quel punto la decisione, di fuggire da casa con le due figlie.

Il marito- per la cronaca- avrebbe vagato alcuni giorni per la provincia, cercando anche il modo di farla finita (così almeno avrebbe raccontato agli inquirenti), fino a quando è andato a denunciare la scomparsa di moglie e figlie dai carabinieri. Il suo racconto molto confusionario ha insospettito però gli investigatori. Nel frattempo la moglie aveva presentato una denuncia in un commissariato di polizia. Le indagini sulla presunta violenza sono quindi partite dalla Squadra mobile di Roma, la città nella quale la donna aveva trovato rifugio. E ieri, dopo il fermo è stato convalidato l’arresto.

Una storia quasi fotocopia di quella accaduta a una coetanea lombarda. Pure lei vittima delle attenzioni malate di un grande. Lui di anni ne aveva 61 e da quando aveva intrapreso una relazione con la madre della bambina (all’epoca 10 anni anni) la stuprava. Per far smettere tutto quell’orrore lo scorso giugno anche lei ha deciso di usare il telefonino. Non per chiamare Telefono azzurro o qualche altra associazione.

Prima ne ha parlato con le amichette, poi a convincerla una puntata delle «Iene» sulla pedofilia. Così ha filmato: violenze, minacce, ricatti. Tutto impresso in una Sim. Memoria della sofferenza che al maniaco è costata una condanna a otto anni.

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