Mamma Valentina: «È un miracolo e ve lo racconto»

Riccardo Signori

nostro inviato a Lipsia

Dove sta il vero segreto di una donna entrata «ad aeternum» nell’Olimpo dei fenomeni? Olimpo e non baraccone, perché Valentina Vezzali ha sostenuto tutto con vittorie che contano. Ieri Valentina ha cercato di spiegare se stessa caricando la vena mistica e lasciando scoprire la voglia che la spinge, voglia da Guinness per esser una campionessa da primato «che deve lasciare un segno nello sport». Come tutto facesse parte di un disegno. Per esempio, non le è spiaciuto più di tanto aver mandato in mille pezzi la sua medaglia, che d’oro non è ma di una ceramica speciale. Ha raccontato: «L’ho tenuta al collo fino al controllo antidoping, poi l’ho messa sulle ginocchia e quando mi sono alzata dalla sedia mi è scivolata per terra. Ho sentito un patatrac. E l’ho vista a terra in pezzi. Sono rimasta attonita. Ma come? La medaglia più importante? Pazienza, me ne hanno dato una nuova e di quella originale darò un pezzetto a tutte le persone che mi sono state vicine».
Ecco, anche questo sarà un record. Prima donna a dividere la medaglia come il pane e i pesci di Cristo. Eppoi tanti altri: ieri l’ha spiegato tra una telefonata e l’altra, allungando un occhio alla vita ed un altro alla leggenda, infilandosi pure in botta e risposta con giornalisti fustacchioni, magari per scatenare gossip che non esistono. Lei pensa soprattutto alla leggenda. «Ora che sono diventata la prima mamma a vincere una medaglia d’oro, ho altre missioni da compiere. Il russo Romankov è stato lo schermidore che ha vinto più titoli mondiali individuali: 5, io solo 4. C’è un’ungherese che ha vinto due Olimpiadi. Io punto alla terza a Pechino. Ho già superato Tomba nei successi in coppa del mondo: lui 50, io 52. Ora ci sarebbe Schumacher con le sue pole. Mi pare siano 84. Potrei farcela».
Una vita per coltivare i sogni o i sogni per rendere fertile la vita? C’è di tutto in questa grande molla che spinge Valentina. Mai contenta, la sua sfida perfetta dovrebbe finire 15-0. «Quando hai motivazioni, quando devi lasciare un segno» ha raccontato prima di lasciarsi carezzare dalla vena mistica, che la riporta alla nascita del bambino. «Credo in Dio, che senza di lui non avrei fatto questo miracolo». Parla di miracolo e conferma. Quasi non contassero le tante ore passate in palestra, in piscina, in pedana per cercare di riacciuffare il tempo. Anzi ringrazia i bimbi della scherma Jesi: «Venuti in pedana con me anche a Ferragosto, pronti ad aiutarmi e dimenticare le vacanze».
Il miracolo ha altre sfumature: «Dio ha fatto nascere Pietro al momento giusto. Credo sia stato un segno. A me interessava dire: un bambino è una cosa meravigliosa, la più bella che possa capitare a una donna. In questi tempi abbiamo visto tante cose brutte, fra figli e mamme». Ma nella sua gioia di mamma e di fenomeno ci sono cose anche più terrene. Il punto d’arrivo della vita: «Voglio diventare commissario di polizia». La speranza di un altro miracolo: «Miracolo per miracolo, sono convinta che l’Inter vincerà lo scudetto». Infine un altro segreto dei suoi successi.

«Mi ha scritto Eros, come dice lui: il mio cantante preferito. Tra un assalto e l’altro canticchio sempre le sue canzoni. Questa volta ho vinto con l’inizio di Musica è..». Ed ha intonato: «Guardare più lontano e perdersi in se stessi...».

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