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"Manca il simbolo": così in Toscana il giudice cancella il Pdl dal voto

Nella "rossa" Toscana, precisamente a Castiglion della Pescaia, unico feudo azzurro, il centrodestra resta senza candidati. Il sindaco: "Pronti tre ricorsi"

"Manca il simbolo": 
così in Toscana il giudice  
cancella il Pdl dal voto

«Democrazia a rischio», e neanche a farlo apposta per colpa di alcune discutibili sentenze. Stavolta a lanciare l’allarme sul voto è il centrodestra, che a Castiglion della Pescaia, unico feudo «azzurro» nel cuore della rossa Maremma, non è stato ammesso dalla consultazione per una serie incredibile di errori, omissioni e pasticci. Non ultimo, quello del Consiglio di Stato, che dopo il «niet» del Tar ha respinto il ricorso contro l’esclusione della lista ma è rimasto vittima di un cosiddetto «abbaglio dei sensi». La combattiva sindaco uscente, la parlamentare Pdl Monica Faenzi minaccia sfracelli tra nuovi ricorsi ed esposti alla magistratura. Altrimenti, è l’appello ai suoi concittadini, uno su due da 10 anni di centrodestra, «meglio disertare le urne».

Il giallo dell’esclusione del Pdl scoppia lo scorso 19 aprile, quando la commissione elettorale del comune grossetano esclude la lista di centrodestra «Per Castiglione» che candidava a sindaco Sandra Mainetti per «incompletezza dei cosiddetti atti separati». In corsa restano solo due liste di centrosinistra, appoggiate da Pd e Udc e da Idv e sinistre.

A raccontare quelle concitate ore al Giornale è la portavoce regionale Faenzi. «Le liste sono state presentate venerdì 14 aprile, un giorno prima della naturale scadenza - dice il sindaco uscente, capolista della formazione esclusa dal voto - su sollecitazione del segretario comunale che aveva suggerito ai nostri rappresentanti di anticipare la consegna per far verificare la lista in Prefettura. Cosa praticamente impossibile, visto che le liste dovevano arrivare sigillate. Il segretario comunale, con cui lavoro da otto anni, mi aveva rassicurato confortandomi anche sul fronte prefettizio, finché domenica non ho ricevuto la notizia dell’esclusione». Quale sarebbe il vizio di forma nella presentazione? «La lista dei candidati non era stata “fascicolata”. Le firme erano state autenticate da un nostro consigliere comunale, era tutto ok.

Lui avrebbe detto ai miei delegati che la lista l’avrebbe fascicolata lui. E invece, la busta non sigillata - secondo quello che mi hanno riferito - è arrivata precipitosamente in prefettura perfettamente chiusa. C’è qualcosa che non mi torna...». Era veramente aperta? E chi l’ha chiusa? La macchina dei ricorsi si è messa subito in modo («e senza assistenza da parte della macchina comunale. Non voglio parlare di malafede - aggiunge la Faenzi - ma di scarsa professionalità sì...»). La bocciatura del Tar era ampiamente prevista, meno scontata invece quella del Consiglio di Stato che ha dato la «colpa» della mancata ammissione al simbolo, che non sarebbe stato depositato.

Più che un pasticcio un grossolano errore. «Quello di ignorare l’elemento dei contrassegni sui moduli, che peraltro contraddice il giudizio del Tar di Firenze, in gergo tecnico si chiama “abbaglio dei sensi”». Non a caso è già sulla scrivania del legale Luca Stanghellini un «ricorso per revocazione» contro la sentenza del Consiglio di Stato, che verrà presentato domani e discusso entro la settimana.
La questione ora si sposta nelle aule giudiziarie.

«Lunedì presenteremo tre ricorsi alla magistratura di Grosseto per delle manifeste irregolarità e falsità su alcune sottoscrizioni che riteniamo si siano verificati al momento della presentazione delle altre liste, come abbiamo verificato dopo aver chiesto l’accesso

agli atti. Si tratta di fatti gravissimi che la Procura di Grosseto dovrà prontamente accertare. E se la magistratura dovesse darci ragione, potremmo impugnare la proclamazione degli eletti».
felice.manti@ilgiornale.it

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