In mancanza d'altro va bene anche un po' di minigolf

Lo svedese con un incredibile eagle 3 brucia gli avversari

Le vacanze per molti sono finite, prevale la nostalgia, del sole e del mare, ma per chi sa che oltre ad esse ritroverà i compagni del golf club, il passaggio è meno duro. È un po' come tornare a scuola ed il primo giorno sarà dedicato ai racconti.
Per quanto mi riguarda, sono rimasto in totale astinenza quasi monacale, e sinceramente, soprattutto i primi giorni sono stati durissimi ed il campo verde è rimasto solo nei miei pensieri e sarà un caso ma, contemporaneamente, il mio livello di stress si è proporzionalmente elevato.
Una sera mi è venuto a trovare Massimo e dopo un'abbondante cena di pesce alla Grigia di Riccione, passata per metà a parlare di swing, put, e legni, uscendo dal ristorante ci siamo imbattuti in un’insegna illuminata che ci ha fatto sobbalzare: Indiana Minigolf.
È bastato uno sguardo e ci siamo precipitati dentro, con ferro e pallina a sfidarci sulle 18 buche del mini percorso.
Cercavamo l'impostazione da campo vero, e per un attimo siamo tornati bambini, visto che la sfida è stata tutt'altro che amicale.
Siamo quasi riusciti a litigare per uno score non coincidente, fino al momento in cui, realizzando gli sguardi stupiti degli astanti, siamo scoppiati a ridere. Ma la voglia di golf quella sera era forte, anzi incontrollabile. Il surrogato del mini golf non ci permetteva di dare libero sfogo alla voglia di tirare qualche colpo vero ed allora verso mezzanotte, trovato un posto in collina, ho tirato fuori dal baule la mia fedele sacca ed abbiamo tirato qualche colpo liberatorio.
Potrà sembrare banale, ma è stato davvero divertente.
Nei prossimi giorni andrò a giocare ancora al Matilde di Canossa, sulle colline di Reggio Emilia.
È un posto dove oltre a giocare a golf riesco anche a ritrovare me stesso e sinceramente ne ho bisogno, dopo un’estate passata a lavorare in giro per gli ippodromi italiani.
Il ritorno in città sarà inoltre addolcito dalle lunghe dirette su Sky dei tornei principali e dal racconto della «Voce» Mario Camicia. In queste settimane ho cercato di seguire i tornei sui giornali ma non è stata certo la stessa cosa.


Del resto per prendere l'handicap, obbiettivo di questa stagione, oltre a tante ore sul campo pratica, qualche lezione con Rino e a giri con gli amici, guardare come si muovono i grandi campioni, cercando di carpire qualche segreto, può solo che fare bene.
antonioterraneo@libero.it

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