Manchester città di Nobel e follie SuperMario l’erede di Cantona

Manchester città di Nobel e follie SuperMario l’erede di Cantona

Eric e Mario non lo sanno. Non lo sapevano nemmeno Rodney e Mike e il grande George. Manchester, la città della loro gloria, vanta venticinque premi Nobel, tutti studenti delle due Università cittadine. Che cosa c'entrano tutti questi sapientoni con l'arte calcistica dei suddetti, qualcuno dovrà pur spiegarcelo un giorno o l'altro. L'aria di Manchester deve essere frizzante, serve per allenare i cervelli ma anche i muscoli, a volte in modo eccessivo. Stasera, con la maglia della pallida luna del City, si esibisce Balotelli, per l'appunto Mario, il quale non può pensare di essere l'unica testa calda della città. A parte George Best, un monumento, chiedete informazioni su Rodney Marsh, detto Suo Altezza La Marina perché suo padre fu combattente per mare durante l'ultima guerra. Marsh arrivò al City dal QPR per un mucchio di denari per l'epoca (duecentomila sterline agli inizi degli anni Settanta valevano 600 milioni nostrani). Era stato presentato come il gigante che avrebbe portato il titolo al City già primo in classifica: la squadra finì quarta, Marsh era un pazzo, andò a sbattere contro un palo, si scontrò con un avversario, perse l'udito all'orecchio sinistro, era una frana e, al tempo steso, un idolo; come Mike Summerbee, gran sodale di Best, socio in commercio, attore in "Fuga per la vittoria" accanto a Stallone, Pelè, Bobby Moore, protagonista di altre divagazioni diurne e notturne.
Ora qualcuno sta avanzando il paragone tra superMario di casa Italia e Eric the King, Cantona, l'uomo che non guardava in faccia nemmeno la regina, quello che prendeva a insulti l'arbitro, scalciava con un colpo da "kung fu" un tifoso, quello che così trattava i giornalisti che aspettavano da lui parole: «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che vengano gettate in mare le sardine». E i colleghi restavno come pesci fuor d'acqua. Cantona oggi viene definito ex calciatore ma soprattutto dirigente e attore, sfila per case di moda, veste lo smoking e il tight, legge libri e li presenta pure. I suoi cinque anni a Manchester, con i diavoli rossi rivali e nemici del City, restano un momento epocale della storia del club, per i gol, per il carattere, per i gesti e le gesta del marsigliese che oggi a New York è dirigente, assieme a Robert De Niro, dei Cosmos, ma è entrato nelle sale cinematografiche con una quindicina di film da lui medesimo interpretati. Tralascio la sua vocazione politica, di grande attualità visto che un anno fa Cantona aveva invitato i suoi compatrioti a ritirare i risparmi dalle banche per combattere la speculazione, per poi rivelarsi lui primo dei cialtroni, avendo tolto dal suo conto qualche migliaio di franchi in tutto.
Balotelli è sulla buona strada, quelli dello United invidiano i dirimpettai perché sanno di avere a che fare con un tipo scomodo, casinista ma capace di cose egregie in campo, uno che viene dal paese degli spaghetti e del mandolino ma ha fatto capire che al di là dei fuori d'artificio accesi in casa, delle automobili ammaccate o parcheggiate in divieto di sosta, ai di là delle pupe e dei pugni, sa essere un calciatore e di quelli grandi, da università di Manchester. Ora non siamo al ventiseiesimo Nobel della città ma sarebbe geniale allestire una serata con Eric e Mario, entrambi pallini di Moratti, lasciandoli liberi di fare, di dire, di ricordare, di annunciare, magari con la musica dei Take That o degli Oasis, tutta roba di Manchester.
Stasera Napoli vedrà uno che sta corteggiando da un anno.

Anzi era già fatta se, all'ultimo momento, il tutore o badante di Mario non avesse intuito che in questa bellissima e contradditoria città Balotelli sarebbe affondato, con tutta la sua orchestra, sparando i botti e parcheggiando dove gli pareva. Come a Manchester.

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