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Mancini & C. sulla strada giusta ma avari di gol

Gol e gioco, adesso anche gli eterni scontenti saranno serviti. Gli eterni scontenti sono, naturalmente, i tifosi dell’Inter che vedono streghe dove ci sono bruscoli negli occhi, si sentono accerchiati quando invece basta giocar con testa e piedi centrati, si ispirano agli umori di Moratti sempre pronto a proporre e scacciare crisi. Ieri sera l’Inter ha ritrovato un filo e un filone conduttore, ha dimostrato che forse non sarà una squadra da formula uno, ma nemmeno è squadra da rally con tutte le sbandate del caso. Ha giocato da squadra, ha lavorato con determinazione, ancora una volta ha sprecato troppo: Ibrahimovic ha sbagliato un rigore che poteva valergli punizioni corporali, se la Roma avesse pareggiato. Crespo ha detto a tutti chi è il vero centravanti di questa squadra. Non è un caso se Adriano si è visto la partita dalla panchina: l’argentino non ti tradisce mai, il brasiliano è una delusione ambulante.
Ha vinto la squadra che non ha formula, o che la cambia troppo spesso, secondo le solite inutili logiche (troppo spesso giornalistiche) del calcio giocato come fosse calcio balilla. La Roma dalla formula chiara, limpida, mai variata, ha rischiato di vincere, ma ha rischiato soprattutto di perdere e con qualche gol di troppo. Se le formule valessero, il Chievo avrebbe vinto almeno quattro campionati. L’Inter, invece, ha vinto con la formula che aveva fatto inorridire a Lisbona: ha lasciato in panchina Figo ed ha provato Stankovic. Inutile: né l’uno né l’altro sono ideali per il ruolo.
Ieri sera ha vinto anche Mancini: ha costruito una squadra adatta all’avversario, senza preoccuparsi della santa inquisizione. Voleva forza sulle fasce ed ha rispolverato i gioielli di famiglia. Ha cercato un muro a centrocampo con gli unici tre uomini che glielo garantivano. Si è fidato della follia di Ibrahimovic e della concretezza di Crespo. Ha studiato la Roma più di quanto la Roma sia riuscita a sfruttare le debolezze nerazzurre.
Partita comunque piacevole, brillante, tante occasioni, bel calcio: peccato stavolta le squadre abbiano usato il contagocce. Di solito regalano pioggia di gol. Si è invertita la tendenza, magari si è invertita anche la tendenza destabilizzatrice annusata da Mancini e Moratti. Visto? È bastato un gol per smentire tutti. Una squadra così ti lascia una sensazione di buon gusto: sicura, padrona del campo. La Roma ha pizzicato e qualche volta ha provato ad addentare la partita, ha giocato in dieci e mezzo perchè Totti passeggia più che correre. L’Inter stavolta ha avuto pure una buona occhiata dallo stellone: Totti calcia una punizione, Julio Cesar si salva con il piede. Sono segnali. Ma lo stellone bisogna meritarlo e la gente nerazzurra ha mostrato la sua bontà ed anche la pochezza della Roma. La Roma si propone come seconda forza di un campionato che aspetta il terzo incomodo. L’Inter oggi è una spanna sopra la Roma: non è detto lo sia sopra tutti. Non è detto che vinca sempre. Finora ha segnato troppo poco (5 gol) per quanto ha tentato. Ieri ha preso un palo, sbagliato un rigore, prodotto almeno tre situazioni da rete. Per ora è il difetto più grave. Più dei punti persi con la Sampdoria.

Nel calcio c’è una sola formula che conta: la formula gol.

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