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Mancini in pole position «Inter obbligata a vincere»

«Facchetti non potrà mai essere dimenticato. Giusto ritirare la maglia»

nostro inviato ad Appiano Gentile
L’Inter riparte, con uno scudetto in più sulla maglia e la morte nel cuore per la scomparsa di Giacinto Facchetti. Ed è al presidente che non c’è più che Roberto Mancini manda un messaggio d’amore, con gli occhi gonfi di lacrime e la voce rotta dall’emozione: «Mancherà alla sua famiglia e certamente mancherà anche a noi, perché ci era sempre vicino nelle trasferte. Però, come tutti i grandi, siede sul trono degli immortali, quindi sarà sempre con noi. È un personaggio che non potrà mai scomparire dalla nostra mente, né dalla storia dell’Inter. Credo che quella di ritirare la maglia numero 3 sia una giusta iniziativa». Doveroso l’omaggio al grande che se n’è andato, ma Mancini deve guardare avanti e, alla terza stagione sulla panchina interista, deve già temere l’esordio contro la Fiorentina di Toni, sogno proibito nerazzurro.
«Quando si inizia gli auspici e le prospettive sono sempre buoni, i pensieri sempre positivi, questo al di là del valore della squadra rispetto agli anni passati», afferma Mancini. «Forse è un inizio più difficile perché le partite che ci aspettano sono più dure, è qualcosa di diverso rispetto al passato perché tante cose sono successe, ma è anche giusto che sia così, perché tanto tutte e 34 le gare nascondono insidie, non solo le prime tre con Fiorentina, Sampdoria e Roma».
E poi l’ammissione delle proprie responsabilità: «Siamo sempre condannati a vincere. Se uno allena o gioca nell’Inter ha sempre l’obbligo e il dovere di cercare di vincere, dalla prima amichevole in precampionato all’ultima della stagione. È normale e ho sempre pensato che fossero sbagliati i criteri coi quali si compilavano i calendari in passato: per me si potrebbe giocare anche un Milan-Inter alla prima giornata. Sarebbe la cosa più bella e più giusta, quando il campionato parte, tutte le squadre iniziano alla pari, quindi può capitare subito una partita importante come succede in Inghilterra dove non è scandaloso se subito si affrontano due squadre che lottano per lo scudetto. Non credo però che si debba sentire una particolare pressione quest’anno. Tanto di facile nel calcio, se giocato pulito, non c’è mai nulla».
Il primo ostacolo è la Fiorentina, un osso duro e Mancini ne è ben cosciente: «I viola hanno fatto un grande campionato e ora si sono rinforzati. Hanno il problema della penalizzazione, che non è un fatto da poco, anche se si salveranno tranquillamente, però avranno motivazioni in più per cercare di batterci. L’hanno già fatto nella passata stagione, ecco perché mi aspetto una gara molto dura dove dovremo stare attenti a non commettere errori ed essere bravi a sfruttare le occasioni che ci capiteranno. Toni? L’hanno spesso dato già all’Inter, ma così va il mercato. È rimasto a Firenze e merita grande rispetto per quello che ha fatto. Gli auguro di riconfermare quanto di buono ha già fatto vedere».
Dubbi invece per quanto riguarda la formazione da schierare al Franchi: Adriano o non Adriano da subito, questo è il problema per il Mancio. L’eventuale esclusione del brasiliano a favore della coppia Crespo-Ibrahimovic, non costituisce però un problema per Mancini: «Nessuno si deve scandalizzare se un attaccante resta fuori. In questa squadra non ci sono posti fissi o assicurati, tutti devono essere pronti a fare bene e la presenza di Adriano in campo dal primo minuto oppure no non deve costituire un problema per nessuno. Un giocatore deve capire che se anche sta fuori non succede nulla. E poi ad Adriano è già capitato nella passata stagione di non partire dall’inizio, poche volte per l’esattezza, e non è mai successo niente. Quanto a Ibrahimovic, è una punta libera, può fare tutto. Ha le qualità per occupare qualsiasi ruolo in attacco».
Un Mancini sereno e responsabile, dunque.

Sa di partire con tutti gli occhi addosso e sa anche di non poter sbagliare.

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