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Mancini a Vieri: «Scaricato? Si divorzia in due»

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Alessandra Marbelli

da Brunico

Il fantasma di Bobo Vieri da esorcizzare. E con la maglia del Diavolo sa quasi di blasfemo. La campagna acquisti da completare, con un paio di ritocchi là dove servono. Pizarro da coccolare, per fargli capire che al primo posto della lista c'è sempre Veron, ma che, volendo, i due possono coesistere. Sono tanti gli argomenti che Roberto Mancini affronta all’inizio di una stagione partita con un'assenza clamorosa e che sia stata fuga premeditata o cacciata ideata a tavolino, poco importa. Da quest'anno, l'attaccante più discusso e discutibile della storia dell'Inter veste la maglia rossonera. «In effetti, c'erano tante altre squadre - ha spiegato il tecnico - ma, personalmente, non mi ha dato fastidio che sia andato al Milan, anche se non credo che lì possano dargli la garanzia di giocare di più. Mi è, invece, dispiaciuto che non ci fosse alla finale di Coppa Italia. Ma non è per questo che se n'è andato». La lista dei reali motivi sembra lunga almeno quanto quella delle buone intenzioni disattese da Bobo nei sei anni all'Inter. «Quando si arriva alla rescissione del contratto come soluzione finale, non è mai per scelta di una sola delle parti, perché una cosa così importante non può essere decisa solo dalla società e quando parlo di società, mi ci metto anche io. Con me Bobo si è sempre comportato bene e ha fatto una buona stagione, malgrado gli infortuni, ma non credo che non fosse più un giocatore gradito o che non rientrasse più nei piani tecnici. Credo, invece, che dopo tanti anni in un posto, se non hai più stimoli, è giusto andare via».
Meglio allora concentrarsi su chi è già arrivato. Ovvero, David Pizarro. «È un giocatore straordinario e penso possa diventare come Pirlo per il Milan e giocare davanti alla difesa, con Cambiasso a sinistra e Veron in mezzo». In altre parole, il cileno e l'argentino possono coesistere. «Sì. A centrocampo abbiamo diverse soluzioni, ma bisogna capire che se vogliamo arrivare alla fine in tutte le competizioni, in certi momenti bisogna abbozzare e stare tranquilli».
Pizarro è arrivato in Alto Adige ieri all'ora di pranzo e al pomeriggio era già in campo per il primo allenamento. Giornata piena, insomma, in attesa della presentazione di oggi, con Solari, Wome e Julio Cesar, le altre facce nuove di quest'Inter sempre più sudamericana. «È un fatto che non mi preoccupa, perché l'Argentina è già qualificata per i Mondiali. E poi alla Lazio, l'anno in cui avevamo tanti argentini, abbiamo vinto lo scudetto». Il mercato nerazzurro è, però, ancora lontano dalla conclusione. «La società sta lavorando bene, anche se spero che chi deve arrivare, lo faccia presto. Ci servono un difensore e un esterno destro e forse un quinto attaccante». Per il secondo ruolo si parla di Figo, per il primo di uno tra Samuel o Chivu.
Partiamo dalla difesa. «Lo scorso anno, da un certo punto in avanti, la difesa ha fatto bene, ma credo che sia giusto comprare un grande difensore, possibilmente giovane. Quanto ai nomi, è difficile scegliere e uno vale l'altro. Samuel e Chivu sono giocatori simili, entrambi forti di testa. La sola differenza è che Chivu può giocare anche da esterno sinistro». Quanto a Figo, i giochi sembrano quasi fatti. «Per prendere un giocatore così importante è necessario che tutte le situazioni vadano nella stessa direzione». Resta l'attacco. E se Ronaldo è solo una tentazione («Se venisse, sarei contento e i problemi sarebbero degli avversari»), Adriano è il presente più bello: «È uno degli attaccanti più importanti del mondo e, dopo 25 giorni di vacanza, tornerà più caricato e riposato». Recoba, invece, rischia di essere ancora la nota dolente: «Ogni anno si dice che sarà quello di Recoba, ma a questo punto non dipende più dall'allenatore o dalla società, ma solo da lui.

Gli sono rimaste poche possibilità per diventare un giocatore importante per l'Inter».

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