Mangia, panettone indigesto Zamparini lo esonera lo stesso

Mangia, panettone indigesto Zamparini lo esonera lo stesso

In fondo era abituato. Si potrebbe dire che lo avesse previsto. Nel cortile del condominio, a Cernusco sul Naviglio, quando Devis giocava a pallone e disturbava i vicini veniva congelato da un paio di gavettoni che piovevano dai balconi degli inquilini. Così ha fatto Maurizio Zamparini, un secchio d'acqua fredda e, prego, signor Mangia Devis si accomodi. Nel senso vero, perché a Palermo era arrivato con un salario, già interessante, di euro novantamila subito lievitato, grazie alla promozione in prima squadra e alle vittorie sull'Inter, ohibò, a euro trecentomila, con scadenza giugno del duemila e tredici. Direi che Mangia non soltanto può azzannare il panettone, come ha fatto goliardicamente domenica scorsa davanti a telecamere riunite, ma comprarsi tutta la pasticceria con pasticciere annesso.
Fine dell'avventura, fine della favola, come qualche romantico ogni tanto scrive e descrive certe storie dei professionisti del football prima di restare ghiacciato come il Devis nel cortile di casa.
Mangia passa nel cielo di Palermo e della serie A come una stella cadente nella notte di agosto. Molta, troppa euforia per il suo arrivo sulla panchina, molta, troppa disinvoltura da lui medesimo esibita in queste settimane, scherzando con il fuoco del suo datore di lavoro che con la terza persona del "verbo" mangiare ha una buona frequentazione.
Fine del quattroquattrodue, fine del mito sacchiano, lo studente di legge, cinque esami in tutto, ha capito che il codice calcistico prevede pene e sanzioni beffarde, anche se pagate sontuosamente. L'undici settembre di Mangia era stato fantastico, la vittoria per 4 a 3 sull'Inter un evento da raccontare agli amici di Cernusco e agli inquilini lanciatori, l'aumento dello stipendio, poi, un superenalotto da regalare a Michele, padre, salentino di San Donato emigrato al nord, ex portiere di calcio e poi fotolitografo, a Mariangela, madre, ex legatrice della Garzanti, il presepe di casa Mangia, con annessa sorella Patrizia, il quadretto composto in tribuna al Barbera per fare festa, quando i giorni erano allegri, al giovanotto intraprendente.
Il calcio vive di fiabe per una settimana, alla seconda contano i risultati e il Mangia le ha buscate tre volte, una dietro l'altra, e non certo contro il Barcellona ma con Cesena, Siena (coppa Italia) e, ahilui, con i catanesi nel derby. Avendo studiato al Giordano Bruno di Melzo il Mangia poteva prevedere il rogo finale ma non faccia il martire, ha sfruttato troppo il personaggio che era in lui, tutto calcio e basta, lo show del panettone, con il braccialettificio al polso e sorriso stampato in volto, durante le interviste del dopo batosta, non ha divertito i tifosi e Zamparini, su tutti, non ha digerito il dolce e l'interprete.
Adesso tocca a un altro uomo del nord, un mestierante del calcio, da Trescore Balneario ecco Mutti, che come nome di battesimo non sta tanto meglio del Devis, chiamandosi Bortolo ma poi, semplicemente, Lino.

Mutti torna sull'isola dieci anni dopo, allora il Palermo apparteneva ancora alla famiglia Sensi, alla fine di quell'anno, di serie B, Mutti se ne andò e arrivò il nuovo padrone e il nuovo allenatore, un cognome solo, Zamparini. E poi qualcuno crede alle favole.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica