Fausto Biloslavo
Sette Paesi musulmani stanno armando le milizie islamiche in Somalia, gli hezbollah libanesi addestrano i volontari della guerra santa internazionale di Mogadiscio e lIran starebbe cercando uranio in cambio di armi. Non si tratta di propaganda, ma delle denunce contenute in un rapporto di 80 pagine che verrà discusso venerdì prossimo da un comitato del Consiglio di sicurezza dellOnu. Il rapporto, relativo alla violazione dellembargo Onu sulla vendita di armi alla Somalia, è stato commissionato a quattro esperti provenienti da Stati Uniti, Kenya, Belgio e Colombia. Gli stralci più compromettenti della relazione, che parte da giugno quando le Corti islamiche conquistarono Mogadiscio, sono stati anticipati dallagenzia di stampa Reuter.
«Mentre stiamo scrivendo il presente rapporto due iraniani presenti a Dusa Mareb sono coinvolti in questioni relative ad uno scambio fra uranio e armi», si legge nel documento degli esperti ingaggiati dallOnu. Dusa Mareb è la città natale e roccaforte di sheik Hassan Dahir Aweys, il falco e vero leader delle Corti islamiche. Il governo transitorio somalo con sede a Baidoa, riconosciuto dalla comunità internazionale, aveva già denunciato la presenza di tecnici iraniani nellarea impegnati in ricerche nel sottosuolo. Il sospetto è che a Teheran, in cambio di armi, interessino eventuali giacimenti di uranio somali per rafforzare le proprie aspirazioni nucleari.
Si sapeva che Eritrea ed Etiopia armano ed addestrano i contendenti della guerra civile somala, ma gli esperti dellOnu denunciano che pure Gibuti, Libia, Egitto ed Arabia Saudita inviano armi, rifornimenti e medicine alle milizie islamiche. LUganda, invece, avrebbe inviato parti di armi antiaeree ed un centinaio di esperti della sicurezza al fianco del governo transitorio. A parte lEtiopia, che non commenta, gli altri Paesi smentiscono un loro coinvolgimento, mentre lIran sostiene di non avere fornito armi ai miliziani islamici fino a luglio, ma non si sa cosa sia successo dopo.
Altre rivelazioni clamorose riguardano i rapporti fra le Corti e Hezbollah, il partito armato degli sciiti libanesi. Adan Hashi Farah Ayro, un noto comandante estremista delle Corti, avrebbe inviato a combattere in Libano un nutrito manipolo di fanatici che si erano fatti le ossa nei campi di addestramento di Al Qaida in Afghanistan. Chi non è tornato a casa ha garantito ai familiari un assegno che, secondo il rapporto, varia da 2000 a 30mila dollari.
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