In cuor suo, magari, era convinto di compiere - armato di bomboletta spray - un gesto fieramente rivoluzionario. Per Ivano Bettio, attempato militante della sinistra antagonista veneta, la gita a Milano aveva daltronde un obiettivo preciso: portare la propria solidarietà agli amici e compagni del defunto centro sociale Gramigna, sotto processo in Corte dassise con laccusa di avere rimesso in piedi una scimmiottatura delle Brigate rosse. Insieme ad altri duecento rivoluzionari si era ritrovato sotto il Palazzo di giustizia dove - la mattina di lunedì scorso - si teneva una nuova udienza del processo. E qui ha messo in atto la sua azione di protesta.
Premessa: purtroppo non tutti lo sanno, ma lo slargo antistante il tribunale è stato dedicato qualche tempo fa a Marco Biagi, professore, esperto di diritto del lavoro, assassinato dalle Br il 19 marzo 2002. Probabilmente neanche Bettio e i suoi compagni antagonisti sapevano dellintitolazione. Ma quando si sono trovati lì, sul marciapiede, hanno notato la targa in marmo: «piazzetta Marco Biagi».
Bettio ha deciso che quella targa fosse uningiustizia intollerabile. Marco Biagi, da vivo, per il mondo della sinistra estrema era un nemico. Le sue teorie sulla liberalizzazione del mercato del lavoro erano, per gli antagonisti, il veicolo culturale su cui poggiava limpoverimento delle classi lavoratrici. Più o meno le stesse accuse venivano e vengono lanciate contro un altro giuslavorista, Piero Ichino: che i compagni di Bettio avevano progettato di ammazzare, e hanno riempito di insulti quando si è presentato in aula a raccontare la sua vita da «bersaglio».
Si poteva immaginare che verso Marco Biagi la furia polemica dei rivoluzionari si fosse attenuata. Invece Bettio ha impugnato lo spray e ha cancellato la targa.
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