Adalberto Signore
da Roma
Sì a una «nuova aggregazione» di centrodestra che si ispiri ai temi del «conservatorismo culturale». Un progetto che «è ancora in erba» ma di cui «una grandissima parte degli elettori» sente lesigenza. Unopportunità che «va colta» approfondendo «i temi dellidentità e dellOccidente», parlando di «principi», «valori» e «bisogno di spiritualità» e lasciando da parte «le bizze, i dispetti e i narcisismi». E giocando la partita della leadership del centrodestra («per primo lha messa in discussione linteressato») non sui «desideri» o sul «certificato anagrafico», ma «sulle idee». Marcello Pera apre così, con un elogio al «conservatorismo culturale» e uno sguardo al futuro del centrodestra, i lavori della Summer School di Magna Carta, una scuola di formazione politica fortemente voluta dallex presidente del Senato con lobiettivo di dar vita a una nuova classe dirigente. «E per mettere in contatto tra loro - si legge sul sito di Magna Carta - giovani liberali e conservatori che intendano comprendere, e non subire, i processi di modernizzazione in atto per impedire il declino del Paese». I corsi, che si sono aperti ieri a Frascati e andranno avanti fino al 9 settembre, si propongono dunque di «insegnare a una nuova generazione come si coniuga la cultura necessaria con la politica possibile».
Davanti ai cinquanta studenti selezionati per questa prima edizione della Summer School - presente anche il coordinatore azzurro Sandro Bondi e il senatore Gaetano Quagliarello, presidente della fondazione Magna Carta - Pera apre ufficialmente il confronto interno al centrodestra e a Forza Italia, in vista anche dellappuntamento di Gubbio del 7, 8 e 9 settembre. E lo fa cercando di superare «il dibattito di questa estate» sulla Cdl, che «in gran parte è la ripetizione noiosa fino alla nausea di quello degli anni precedenti». Il senatore azzurro parte dalla questione della leadership, una cosa «per noi così chiara che siamo sbalorditi dal vedere che continua a restare così oscura». Poi, un messaggio neanche tanto indiretto agli alleati. «La leadership politica del centrodestra - dice Pera - si può discutere, anche perché per primo lha messa in discussione linteressato. Ma, a parte i carismi, che non li dà il certificato anagrafico, a parte il consenso che non lo distribuiscono i desideri, a parte le capacità, di cui non è prova un mestiere politico che risale ai tempi dei calzoni corti, una leadership si gioca su idee». «E qui - avverte lex numero uno di Palazzo Madama - ci tocca dire che su questo terreno la destra rischia di inciampare». Perché «raramente si sente parlare di programmi politici e soprattutto di cornici di cultura politica entro cui inserirli». Invece, «fioriscono le bizze, i dispetti, i narcisismi».
Pera rilancia «lopportunità di un partito e di unaggregazione di tipo conservatore liberale», un dibattito che non affascina però tutti i leader del centrodestra. «Siamo anche convinti - dice - che una grandissima parte degli elettori aspetti di coglierla. Ma, per coglierla, si devono approfondire i temi della cultura politica. Si deve parlare di identità, si deve parlare di Occidente, si deve parlare di princìpi e valori, si deve parlare di bisogno di spiritualità. È lì, soprattutto lì, che si misura una leadership».
Ma se il percorso verso un soggetto unitario del centrodestra si preannuncia difficile, Pera vede molte contraddizioni anche a sinistra. Perché, spiega, «contro i progetti democratici del sindaco Veltroni, che accelera, sta lasprezza radicale del ministro D'Alema che frena. E contro il cristiano rinato Rutelli sta il democristiano Parisi».
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