Sembra che Bersani in questi giorni di contromanovra abbia confabulato a lungo con Rosy Bindi. Non è stato un bene. La pasionaria post Dc è convinta che la strada per salvare l’Italia da tutte le crisi passi da Berlusconi. Via il Cav, via il peccato originale. Ergo:il mondo è salvo.Se fosse davvero così l’Italia non avrebbe bisogno di tasse e tagli. Purtroppo la crisi non nasce con Berlusconi. Questo Bersani bene o male lo immagina. Ha ascoltato i rimbrotti di Napolitano e ci sta provando a non rinsaccarsi in una politica ideologica davanti alla crisi. Il guaio è che non ci riesce. Non è solo colpa sua. Sente le urla della Serracchiani che considera ogni parola scambiata con il governo una forma di collaborazionismo. Si ritrova nella testa i consigli della Bindi: non abbassare la guardia. Sente i tamburi scioperati della Cgil marciare verso le piazze calde dell’ultimo agosto. È circondato insomma da gente che è pronta a sacrificare patria e italiani pur di vedere il Cav alle corde (o alla corda). È per questo che quando presenta i dieci punti di contromanovra del Pd l’odore che si respira non sa di «equo e solidale» ma di manovra punitiva.
L’Italia si salva fustigando gli impuri, i senza famiglia, i capri espiatori. Il problema non sono i dieci punti. Alcuni sono buoni, altri inutili, qualcuno irrealizzabile, altri come quello per la frequenza tv servono a far innervosire il Cav, quello sulla giustizia pleonastico, quello sul ritassare gli scudati da Stato spergiuro, la patrimoniale scontata, l’autonomia delle parti sociali ipocrita, le politiche industriali per il lavoro e il Mezzogiorno da prima Repubblica, le liberalizzazioni da sposare subito. È onesto comunque discuterne. Magari si poteva fare prima e anche in modo un po’ meno generico, ma va bene così. L’importante, come dice il capo dello Stato, è partecipare. Meglio la contromanovra dell’ennesimo sciopero generale. Quello che non va è la filosofia che c’è dietro, questa idea che c’è sempre un’Italia dannata e una da salvare, questa ricerca del colpevole, della razza da estirpare o confinare, questo continuo mischiare ragioneria e morale. Alla fine della conferenza stampa di Bersani resta il retrogusto fastidioso di manovra etica. Non siamo qui per ritrovare il futuro perduto o semplicemente per trovare una via d’uscita alla crisi, ma per fare giustizia. Non è neppure una giustizia terrena. È giustizia metafisica. Ecco. Siamo qui per giudicare i vivi e i morti. È sempre lo stesso errore. Alla fine la sinistra abbandona la politica e ricade in una sorta di religione laica. È solo un’impressione?Può darsi. Allora forse Bersani dovrebbe cambiare i toni e non ascoltare più di tanto Rosy Bindi.
Di questi tempi tutti parlano di evasori. Ma l’evasore non è una (maligna) categoria dello spirito. È un furbo. È uno che non paga sperando di non essere scoperto. È uno senza rimorsi. Ma la lotta all’evasione non si fa partendo dal pregiudizio che tutti i commercianti, gli artigiani, le partite Iva sono presunti colpevoli. La caccia alle streghe contro i lavoratori autonomi crea solo un clima da guerra civile. Ci sono commercianti e artigiani che lavorano tutto il giorno e pagano tasse incivili. Ci sono anche gli evasori. Come ci sono gli sprechi. Come c’è chi vive di Stato e clientele. Ci sono i professionisti dei finanziamenti pubblici, ci sono le sanguisughe amiche degli amici, c’è chi si inventa castelli di sabbia per farsi dare soldi da un’Europa sprecona. Ma la crisi non si supera con le prediche morali se siano più deplorevoli gli evasori o i falsi invalidi. Allora quando Bersani parla di «una politica vera contro l’evasione fiscale» che intende? Trasformare Equitalia in una polizia segreta? Mettere una taglia sugli evasori? La risposta più forte alla manovra del governo non può essere «caccia agli evasori» e «sciopero generale ». In questo modo l’unico risultato che si ottiene è far dire a chi non vuole più questo governo: non c’è alternativa.Al massimo i più ottimisti sperano di fare come il Belgio. L’unica cosa certa è che con questa politica da puritani del Massachusetts stile ’700 il Pd non potrà mai governare. Gli italiani già faticano a fidarsi dei preti, figurati se (con i loro sensi di colpa) si affidano ai cacciatori di streghe. Il dubbio è che quelli del Pd non abbiano alcuna voglia di governare. In particolare di governare in tempo di crisi. La più grande sciagura autunnale di Bersani è una rottura vera tra Bossi e Berlusconi.
Si ritroverebbe a dover gestire una situazione difficilissima con una classe dirigente che da quasi vent’anni ha rinunciato a fare politica, solo per ammalarsi di antiberlusconismo. È per questo che si aggrappano al governo tecnico. Ma chi è quel pazzo che ha voglia di governare con questi chiari di luna? Neppure Montezemolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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