Roma Il quoziente familiare, inteso come riforma complessiva del fisco che mette al centro le famiglie premiando quelle numerose per il momento è pura teoria, appeso alle trattative tra la maggioranza e l’Udc, che sono meno semplici del previsto. E, comunque materia più da delega fiscale che da decreto di Ferragosto.
Di sicuro, invece, da ieri nel calderone degli emendamenti alla manovra di Ferragosto c’è ufficialmente una modifica del contributo di solidarietà che va nella stessa direzione. La proposta è stata formalizzata ieri da Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche della famiglia. Il testo lo ha trasmesso al sottosegretario Gianni Letta. In altre parole, la sua non fa parte dello tsunami di proposte sul quale il segretario del Pdl Angelino Alfano dovrà mediare, ma del più contenuto pacchetto di misure di iniziativa del governo.
Lo scopo è favorire le famiglie numerose, esentandole parzialmente dal contributo previsto dalla manovra: il 5% sui redditi da 90mila euro a 150mila, e del 10% per quelli superiori. L’emendamento prevede che i nuclei con almeno tre figli (che sono il 10% del totale) e un reddito fino a 150 mila euro non paghino la tassa e che quelli con entrate superiori, paghino la metà, il 5%.
Il fatto è che, per garantire la copertura, è previsto di abbassare la soglia del prelievo più basso a 80mila euro, limitatamente ai contribuenti senza figli a carico. «Visto che tutti sono d’accordo sul quoziente familiare, voglio vedere se qualcuno ora dice che così non va bene», commenta Giovanardi. Consapevole delle critiche per quella che potrebbe essere considerata una «tassa ai senza figli», aggiunge: «Sono curioso anche di sapere se qualcuno mi dimostra che una famiglia senza figli e un reddito netto di 4.000 euro al mese, è nella stessa situazione di una con tre figli e le stesse entrate».
Per il resto ieri è stata la giornata delle smentite sul capitolo più caldo, quello della previdenza. Le aperture da parte della Lega secondo il ministro Roberto Calderoli non ci sono perché le pensioni «stanno bene come stanno».
L’attenzione si è quindi spostata su capitoli meno pesanti politicamente della manovra che anticipa il pareggio di bilancio al 2013, come la cessione del patrimonio immobiliare dello stato.
Nuove dismissioni per finanziare misure che alleggeriscano i contribuenti (magari proprio i primi ritocchi alla tassa di solidarietà).
A parlarne è stato il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto nella lettera pubblicata dal Giornale. Il mattone di stato vale oltre 500 miliardi di euro. Non è tutto vendibile, chiaramente, ma sugli uffici pubblici sarebbe possibile una ulteriore stretta.
Sul fronte delle trattative quella di ieri resta comunque una giornata fredda. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, ha di fatto respinto le mezze aperture su un calcolo del contributo più favorevole alle famiglie e ha chiesto la cancellazione totale del provvedimento. Sul fronte interno al Pdl, il sottosegretario alla difesa Guido Crosetto, riferimento dei dissenzienti, ha detto che il decreto sarà modificato «con la scure».
Anche sul fronte delle opposizioni, sembrano prevalere, più che le riflessioni sul merito, le schermaglie di partito. Walter Veltroni ha chiesto che la premessa di ogni dialogo sia il dimezzamento del numero dei parlamentari, che è una riforma costituzionale.
Sullo sfondo rimane una riforma fiscale più radicale. L’aumento dell’Iva diventa ogni giorno più probabile. Si torna a parlare di condoni.
Ma per realizzarla c’è tempo, anche fino all’attuazione della delega fiscale, quindi a fine anno. E per allora, si apriranno nuovi fronti. Io, annuncia Giovanardi, «darò battaglia sul quoziente familiare». Quello vero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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