Roma - Il pacchetto welfare - che contiene anche lo scalino pensionistico - non andrà in Finanziaria, ma in uno dei provvedimenti collegati. Lo conferma alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. Oggi, nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil, il governo presenterà una bozza di articolato su pensioni e welfare che, nel recepire il pacchetto, viene incontro all’ala sinistra del sindacato e della maggioranza: in breve, saranno previsti limiti all’utilizzo dei contratti a termine da parte delle aziende (oltre i 3 anni sugli eventuali rinnovi decideranno, con orientamento restrittivo, gli uffici provinciali del lavoro). Inoltre il governo non si opporrà a emendamenti parlamentari tesi a cancellare alcune fattispecie di contratti atipici - come lo staff leasing - previsti dalla legge Biagi. Si tratta di un’apertura a sinistra per evitare il danno maggiore, cioè lo «spacchettamento » delle norme sulle pensioni da una parte, e quelle sul mercato del lavoro dall’altra. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano e Padoa-Schioppa tentano di tenere il pacchetto unito in un solo provvedimento, e fanno affidamento sull’esito positivo del referendumfra i lavoratori.Mala sinistra radicale è contraria: la decisione in proposito sarà presa soltanto stasera, nel vertice di maggioranza a Palazzo Chigi. «Senza la Biagi - ricorda Tps - ci sarebbero più disoccupati». E se il protocollo sulle pensioni non fosse approvato entro il 31 dicembre, insieme con la Finanziaria, scatterebbe lo «scalone Maroni» con conseguenze imprevedibili, ma sicuramente nefaste, sulla vita del governo. L’intera manovra, spiega «Tps» in Parlamento, sarà contenuta in tre provvedimenti: la Finanziaria vera e propria che vale, secondo il ministro, fra i 9 e i 12 miliardi di euro; un decreto fiscale da 8-9 miliardi di euro, che conterrà i mini-sgravi Ici (saranno differenziati a seconda della grandezza dei Comuni in cui si trova l’alloggio, e riguarderà i redditi fino a 30 mila euro l’anno); un collegato di sessione, con il pacchetto pensioni- welfare. L’insieme della manovra non si discosta dunque dai 21 miliardi inizialmente previsti. Parte di essa coperta dall’extra-gettito (il famigerato «tesoretto»), che Padoa-Schioppa quantifica in circa 7 miliardi di euro. Il decreto conterrà alcune misure immediatamente efficaci, e sarà affidato a Montecitorio in prima lettura. La Finanziaria sarà composta da un centinaio di articoli (qualcuno l’aveva definita «snella») e andrà al Senato insieme al collegato. Oltre all’Ici, le altre misure fiscali prevedono il cosiddetto forfettone per un milione circa di autonomi e imprese marginali: tassazione unica al 23%, cancellazione di Irap e Iva. Ci sarà anche lo scambio fra minor Ires - l’imposta sulle società - e tagli agli incentivi pubblici; maresta aperta la questione del Mezzogiorno, per il quale l’operazione sarebbe in netta perdita. Resta aperto anche il capitolo spese. Il ministro dell’Economia conferma che i suoi colleghi di governo hanno chiesto maggiori spese per 20 miliardi, presentando risparmi per soli 5 miliardi. Inoltre le Regioni ricordano che per la spesa sanitaria «ballano» 9 miliardi, fra i 108,3 previsti e i 99 stanziati. E Giulio Tremonti accusa: «L’extragettito, portato dalla congiuntura economica positiva, è stato irresponsabilmente impiegato per fare maggiore spesa elettorale, proprio come nel ’99-2000».
La nonreplica di Padoa-Schioppa al suo predecessore è «a Tremonti non rispondo». Il ministro deve, però, almeno confermare che la crescita economica calerà sotto il 2% quest’anno, e fra l’1,3 e l’1,6% nel 2008. «Con questa manovra l’economia stagnerà», prevede l’azzurro Maurizio Sacconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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