Laura Novelli
«Una donna semplice, dignitosa e rispettosa che possiede una forza e una modernità straordinarie». Così lattrice Paola Lorenzoni descrive la figura di Marta Ayala, protagonista del celebre romanzo di Pirandello «Lesclusa» (la sua prima opera narrativa, scritta nel 1893 e pubblicata nel 1901) che adesso diventa un coraggioso spettacolo per il teatro (in scena solo oggi e domani al Manzoni) intorno al quale si sono riuniti gli entusiasmi di diverse persone. A partire da Pierluigi Pirandello, nipote del grande drammaturgo siciliano e prezioso promotore delliniziativa. «Il progetto - spiega la Lorenzoni - lo si deve a lui. Circa un anno e mezzo fa, sapendo che io inseguivo da tempo lidea di interpretare un personaggio pirandelliano poco frequentato, mi chiamò dicendomi che aveva pensato a me per Lesclusa». Unopportunità splendida, che innesca subito un lungo lavoro di ricerca su più fronti suscitando linteresse del noto attore Renzo Giovampietro (che sostiene il ruolo del padre della donna, Francesco Ayala) e di Sergio Basile (regista dal piglio simbolico e visionario, oltre che interprete nel ruolo di Gregorio Alvignani, il presunto amante di Marta).
E forse per scandagliare a fondo le ragioni di quella modernità che sembra la nota migliore dellintera operazione, bisogna partire semplicemente dalla trama. Una trama di pregiudizi, equivoci, false convinzioni e appelli allonore nella cui rete cade questa piccola-grande moglie ligia al dovere: improvvisamente, coinvolta in uno scandalo in realtà infondato, Marta prende coscienza di sé, lascia il marito, diventa adulta, consapevole, più forte di quanto forte non sia già. «In lei - riprende lattrice - possiamo ritrovare molti aspetti di personaggi femminili che Pirandello creerà in seguito, senza dimenticare però Freud e il teatro di Strindberg e di Ibsen». In Marta cè, infatti, Nora di «Casa di bambola»; cè la medesima dignità, la medesima determinazione. Ma, dietro Marta, cè anche Pirandello stesso: «Ella incarna il pensiero analitico dellautore, la sua necessità di penetrare lanimo umano, di compiere un viaggio di formazione dentro di sé. Per questo Marta potremmo anche immaginarla come una sorta di Amleto donna, una figura emblematica che si interroga su se stessa e sulla vita». Daltra parte, lo spettacolo diretto da Basile è pervaso da segni, simboli, rimandi che, pur in un impianto scenico spoglio, danno un respiro universale alla vicenda e, tanto più, fanno da cornice ad una storia solo apparentemente verista o bozzettistica. Non è un caso che a curare ladattamento del testo ci sia qui unesperta dell'universo letterario pirandelliano quale Luciana Grifi (chiamata anchessa dal nipote dello scrittore) che ha dato un taglio «molto moderno allopera e, rispettandone il linguaggio e la trama, lha riletta in chiave sostanzialmente psicanalitica». L'unica chiave adatta oggi ad aprire le porte dei sentimenti, della coscienza, della consapevolezza di sé e, ovviamente, dellanimo femminile.
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