nostro inviato a Girona
La spagnola Mapfre vuole essere «lalleato internazionale di riferimento di Cattolica» di cui controlla oggi poco meno del 5% ma con lobiettvo di raggiungere il 15% del capitale. La richiesta allIsvap è già stata presentata ma «tutto avverrà nellassoluto rispetto della peculiarità di Verona», assicura il vicepresidente, Domingo Sugranyes, ospite donore di una «due giorni» sulla bancassurance organizzato da Cattolica in Spagna a Girona.
Spagna a parte, lEuropa pesa oggi per poco meno del 5% del giro daffari di Mapfre, perché avete scelto di iniziare dallItalia?
«È un circostanza legata ai lunghi rapporti con Cattolica e alla possibilità di compiere un passo avanti in un momento di forte riorganizzazione del gruppo».
Perché Mapfre è diventata grande socio di una cooperativa, il voto capitario non è un deterrente?
«È un aspetto non positivo dal punto di vista generale ma il fatto di sedere nel consiglio di amministrazione e di intrattenere rapporti costanti con il vertice ci permette di ridurre il rischio dellinvestimento».
Mapfre resterà autonoma o parteciperà al risiko assicurativo europeo?
«Un grande merger è improbabile perché Mapfre ha una forte caratterizzazione. Ritengo invece più facile unacquisizione tout court, sullesempio di quanto ha fatto il Santander in Inghilterra, anche se le opportunità sono poche».
La cessione del 50% di Mps Vita ha fissato multipli molto elevati, quali sono i vostri paletti?
«Per noi è essenziale che nellarco di 2/3 anni limpatto sullutile sia accrescitivo. Molto dipenderà dalle strategie del gruppo ma il nuovo assetto che ci vede controllati al 70% da una fondazione assicura una grande capacità di manovra con il mercato senza per questo rinunciare al controllo».
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