Mappe pericolose per scimmie urbane

Se una mattina, passeggiando per le vie della città, vi dovesse capitare di imbattervi in un gruppo di ragazzi che si arrampicano sui muri, che scavalcano automobili o che saltano giù da una cancellata di tre metri, non vi spaventate. Non siete in presenza di stuntmen che partecipano alle riprese dell’ultimo film d’azione, né di un gruppo di ladri che cercano di introdursi in un appartamento. Potreste trovarvi di fronte ai ragazzi della «Milan Monkeys», le scimmie di Milano. Saltano da un muro all'altro, sopra le panchine nei parchi, si aggrappano alle pareti di cemento dei palazzi. È così che si svolge abitualmente una seduta di allenamento dei ragazzi che praticano il «parkour». Per chi lo pratica è ben più di una possibilità di allenare il proprio fisico, ma una vera filosofia di vita. Un movimento nato in Francia verso al fine degli anni ’80 e che grazie al fenomeno «You Tube» si è rapidamente diffuso nelle metropoli di tutto il mondo: il parkour è famoso in America tanto quanto in Giappone e in tutta l’Europa. Coloro che lo praticano sono chiamati traceurs ovvero «creatori di percorsi» e aspirano a superare in modo creativo, fluido, atletico ed esteticamente valido le barriere naturali o artificiali che si trovano sulla loro strada. Per riuscirci utilizzano corse, salti, volteggi, cadute e arrampicate. Nella propria testa costruiscono una mappa virtuale della città per poterla attraversare in linea retta scavalcando ogni barriera. Non dovrebbero esistere ostacoli e ambienti creati artificialmente apposta per praticare questa disciplina. Il bello è adattarsi all'ambiente urbano, e più i muri sono alti, le cancellate sconnesse, più panchine ci sono e meglio è. Il principale obiettivo di questa disciplina è quello di raggiungere la padronanza del corpo e della mente per superare gli ostacoli che ci circondano. Molto spesso, poi, all'interno delle distanze vengono inseriti elementi di «freerunning»: capriole, giri della morte, acrobazie, elementi provenienti dalla ginnastica artistica con tecniche elaborate da apprendere sui materassi delle palestre, per un risultato davvero spettacolare. Ogni evoluzione ha un nome specifico e una tecnica precisa da apprendere attentamente per evitare di farsi male. Ogni salto prima di essere messo in pratica viene pensato e visualizzato nella mente del traceur in modo da essere sempre al sicuro da errori di calcolo e brutte cadute. I «Milan Monkeys» sono ragazzi tra i 14 e i 33 anni che si ritrovano abitualmente nella zona della stazione di Romolo.

Trascorrendo una seduta di allenamento con loro ci mostrano tutte le varie tecniche: il «cat», il «monkey», il «tic tac». Loro spiegano che non c'è pericolo: gli allenamenti si svolgono nella massima sicurezza. Ma a fine della giornata, tagli lividi lasciano intendere il «parkour» proprio così sicuro, forse, non è.

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