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Maradona più bello dell'Argentina, Messi fa lo sprecone

Heinze salva El Pibe. Diego dà retta alle figlie e abbandoina la tuta: "Ci siamo mangiati 60 gol". Poi dà baci a tutti

Maradona più bello dell'Argentina, Messi fa lo sprecone

Più bello Maradona che l’Argentina. Allora sarà stata ben brutta, penserà chi abbia in mente l’ultimo album fotografico del Pibe. No, il Maradona di ieri era da parata nuziale, già pronto per una finale: vestito da cerimonia pomeridiana e nemmeno troppo stretto sui fianchi, cravatta argentea, capelli curati, la solita barba da vecchio e il mare. Sì, potevate prenderlo per un capo di Stato sudamericano. Salvo quando saltellava da una parte all’altra della sua panca. Se arriva a fine mondiale, perde pure qualche chilo. Garantito!
Ecco, detto del Maradona rivestito e corretto per volere delle figlie («Papà via la tuta, ora fai davvero il ct»), immaginate l’Argentina: lei sì in tuta, con qualche macchia a rovinarne l’immagine e una selva di scarabocchi calcistici a renderla meno credibile. Poteva vincere 4-0, ne ha cavato un gol dopo 5 minuti e 53 secondi e si è arenata: abbagliata dal giallo limone della maglia di Vincent Enyeama, professione portiere, nigeriano di stanza a Tel Aviv, che forse non entrerà nella winning list dei personaggi del mondiale, ma si è certo guadagnato un’ora e mezzo di spettacolare fama del paratutto. Ne sanno qualcosa Messi, Higuain e Tevez. Se non fosse per quel colpo di testa di Heinze, sbucato nell’area nigeriana che pareva una radura deserta, chissà come sarebbe finita? Gli argentini si sono consolati pensando che allo stesso minuto (6’) Jorge Valdano segnò il primo gol nel mondiale ’86 , quello vinto dall’Argentina con la mano de Dios di Maradona....
Ora, invece, che dire? Maradona è stato sintetico: «Abbiamo sbagliato tante reti, speriamo di averle conservate per la prossima partita. Tra Higuain e Messi si sono mangiati 60 gol. Contava vincere la prima: ti regala serenità». Se poi ti ritrovi in squadra Messi è ancora meglio. Ieri il divin puffo-fanciullo ha fatto cose divine e sbagli umani. Ha servito palloni che chiamavano il gol, ma Tevez e Higuain se li sono mangiati. Poi ci ha provato di persona e si è umanizzato: buttando all’aria occasioni e incrociando la bravura del portiere avversario. La gente dell’Ellis Park avrà certamente stropicciato gli occhi, vedendolo filare tra gambe e omoni neri che sembravano solo dei paletti. Ma Messi deve battersi anche con il destino dei predestinati: creare dove gli altri sbagliano. Buttare all’aria tante occasioni segna la partita sua e butta quella della squadra in thrilling. Così è stato: l’Argentina fino all’ultimo ha temuto lo svarione o lo sventolone. Obafemi Martins (ricordate?) subentrato all’inutile Obinna, quasi ce l’ha fatta.
«Abbiamo sofferto nel finale, ma questa è una delle leggi del calcio», ha ammesso Diego che, alla fine, s’è baciato tutti e ha sollevato al cielo il Messi suo Messia. Lo chiameranno «Ventiquattromila baci» l’ha ribattezzato Josè Altafini. Ma tutto quello sbaciucchiare era sintomo di una tensione finalmente perduta. Non di una squadra da promuovere a pieni voti. Salvo piccole imperfezioni la difesa è a posto, ma dov’è finita la cattiveria dei gringos doc? Il centrocampo, invece, rischierà di mandare la squadra in tilt quando incontrerà qualcuno più deciso nel pressing e più veloce nel gioco. Veron è il solito uomo in più, talvolta uomo di troppo. Mascherano una garanzia, ma tanto solo. Di Maria non ha svelato qual sia il suo valore di mercato.
L’Argentina, nei primi cinque minuti, poteva segnare tre reti e ne ha sbagliate due. Tevez ha mancato una sorta di rigore ed è finito dietro la lavagna: poi si è rimboccato le maniche e ha sgobbato per gli altri. Higuain alla lunga ha aperto la porta, ma del campo, a Diego Milito che ha festeggiato il compleanno dei 31 anni con 15 minuti di qualità e un assist per Messi. Per ora un’Argentina bruttina, sprecona, ma non cattiva. È un campanello d’allarme per la storia del suo calcio.


Ieri Maradona ha ringraziato Dio per avergliela fatta passare liscia. Il portiere nigeriano lo ha imitato: «Ho fermato Messi con l’aiuto del Signore: è lui che ha fatto la differenza». Quindi adeguiamo anche i voti: un 10 e tanti cinque e sei.

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