Londra - Gli ci sono voluti 22 anni, soprattutto la necessità di trovarsi un nuovo lavoro. Ancora furbo, proprio come quel giorno di giugno a Città del Messico dove un suo gol di mano spalancò le porte al successo argentino sull’Inghilterra. All’epoca - estate 1986 - Diego Maradona era il più forte di tutti. All’apice di una carriera mozzafiato, formidabile anche per arroganza. Negli spogliatoi dell’Azteca giurò che si era trattato della mano di Dio, non della sua. Una doppia beffa per gli inglesi, eliminati dal mondiale messicano dal genio cristallino, e un po’ mariuolo, del Pibe de oro. Due decenni più tardi Maradona è un ex campione, sopravvissuto a se stesso, che gira il mondo alla ricerca dell’occasione giusta per ricominciare. A fare che, non è chiaro.
Lui spera l’allenatore, a dispetto dei precedenti non proprio incoraggianti, e magari in Premier League, in casa di quegli inglesi un tempo detestati per via della guerra nelle Falkland. E oggi destinatari delle sue scuse. «Gli inglesi sono sempre molto gentili con me nonostante quello che è successo - ha detto al Sun -. Se potessi tornare indietro e cambiare la storia, lo farei. Ma un gol è un gol, l’Argentina è diventata campione del mondo e io il migliore di tutti. Che ci posso fare ora? Solo guardare avanti». E sperare in una chiamata, nonostante Diego assicuri di non voler rubare il posto a nessuno.
Maradonaha passato quattro giorni in Inghilterra per diversi colloqui, «ma solo informali», con addetti ai lavori. Abbastanza per avere le idee chiarissime - ci mancherebbe! - sui problemi della nazionale dei Tre Leoni e sulle scelte di Fabio Capello. «Ci sono giocatori inglesi che sono delle stelle con la maglia del loro club, ma non altrettanto quando giocano in nazionale. Anche ai mondiali ho notato lo stesso problema. Credo sia una questione mentale. Capello deve lavorare sulla psicologia prima che sulla tattica. Ma il livello generale è buono. Per me John Terry deve essere il capitano (Paul) Robinson il portiere titolare, e Aaron Lennon giocare sempre». Al contrario di David Beckham, tanto belloccio quanto sopravvalutato: «Beckham è un ragazzo simpatico e sono certo che raggiungerà quota 100 in nazionale. Ma è solo un buon giocatore, nulla di più. Ha un gran tiro, ma non appartiene alla categoria dei campioni. Ci sono centinaia di giocatori come Beckham nel mondo».
Mentre di Maradona, sottinteso, ce n’è (stato) uno solo, nonostante la droga.
«Ho anche pensato di farla finita una volta, sono state le mie bambine a darmi la forza per uscirne. Ma so di aver perso tantissimo a livello calcistico. Se non fossi stato un calciatore drogato sarei stato di gran lunga il migliore di sempre. Senza discussione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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