Maratoneta muore per smog a Hong Kong

Antonio Ruzzo

da Milano

Kam-yin Tsang maratoneta cinquantatreenne di Hong Kong è morto ieri per un’intossicazione da smog «rimediata» durante la 42 chilometri della sua città. L’uomo, che soffriva di crisi asmatiche, è crollato mentre saliva sul ponte di Tsing poco dopo metà gara: è finito in terapia intensiva ma non ce l’ha fatta, stroncato da una crisi respiratoria. Si teme anche per un secondo atleta ricoverato nello stesso reparto per gli stessi problemi e per altre 20 persone che, in modo fortunatamente più lieve, hanno presentato i sintomi dell’intossicazione da inquinamento. Fin qui la notizia. Il tragico «bollettino medico» fa passare in secondo piano l’ordine d’arrivo, il fatto che alla partenza gli appassionati fossero più di 40mila, il fascino di una maratona di buona tradizione che si corre in una megalopoli abitata da oltre 10 milioni di persone e «sospesa» su un arcipelago composto da 235 isole.
Ogni grande città ha una maratona e ogni grande città ha problemi di smog. Lo sanno benissimo tutti i maratoneti del mondo che però corrono lo stesso un po’ facendo gli struzzi e un po’ incrociando le dita. Le solite precauzioni, magari suggerite dall’esperto di turno intervistato nelle domeniche senz’auto: «Correte nei parchi, evitate le strade trafficate, scegliete le prime ore del mattino che nelle città sono le meno congestionate...». Certo, tutto vero ma basta? Forse no, almeno a giudicare da quello che è successo ad Hong Kong. Anche se va detto che «il porto profumato sul delta del fiume delle perle» come recita una guida turistica è un discorso davvero a parte. La città è inquinatissima per tutto l’anno e, domenica, nel giorno della maratona, a Wanchai, il quartiere commerciale nel centro di Hong Kong l'indice dei veleni era salito a 150, il livello più alto mai registrato dallo scorso settembre. Quindi una situazione limite. E a non far cadere nella più completa disperarazione tutti i «runner» costretti ad allenarsi nelle città arrivano anche le dichiarazioni di due medici di Hong Kong. «L'inquinamento potrebbe essere una delle cause dei malori, ma non la sola: soprattutto per le persone che hanno asma o altre malattie respiratorie» ha detto il dottor Lo Winglok ai giornalisti che lo aspettavano fuori dal reparto di terapia intensiva.

«È più probabile che la ragione del decesso sia la mancanza di esercizio ad una attività estrema puittosto che l'inquinamento atmosferico» ha detto il presidente dell'Associazione Medica di Hong Kong, Choi Kin. Un sospiro di sollievo? Sicuramente, ma riprendendo lo slogan di uno spot di una birra che girava qualche anno forse un po’ val la pena di fermarsi a riflettere: «Meditate, runner, meditate...» .

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